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E siamo ancora qua, per citare qualcuno, a chiederci il perché una partita di calcio è diventata un caso nazionale che abbraccia ogni settore, tranne appunto quello sportivo.

Andiamo con ordine e ricostruiamo i fatti. Lunedì sera allo stadio “Pino Zaccheria” di Foggia si è giocato il posticipo della giornata numero 36 di Serie C tra i “satanelli” di Zeman e il Catanzaro. Il risultato finale che ha visto trionfare i calabresi per 6 reti a 2 sarebbe bastato a creare abbastanza scalpore, ma evidentemente non poteva essere così quasi per “forza di cose”. Protagonista della serata è stato l’attaccante ospite Pietro Iemmello, il quale in passato aveva vestito la maglia rossonera foggiana lasciando peraltro un segno indelebile a suon di gol. Di quella squadra che sarebbe salita in Serie B Iemmello era il “Re”, come lo chiamavano i suoi tifosi. Gli stessi che l’altro giorno hanno ricoperto di fischi ed insulti il loro vecchio idolo. Fin qui tutto “normale”. Il limite è stato superato nel momento in cui un tifoso ha eluso la marcatura fin troppo blanda degli steward ed entrando in campo si è rivolto verso l’attaccante che si apprestava a calciare un rigore e l’ha schiaffeggiato. Di invasioni ne sono seguite altre due in un contesto che ci rimandava più ad una rissa da saloon di quei film americani sceriffi contro indiani che non ad una manifestazione sportiva, vessillo in teoria di civiltà.

La condanna del gesto è stata unanime ed è giusto che a maggior ragione il Foggia Calcio si sia dissociato subito dal comportamento di individui che tutto sono fuorché tifosi. Ciò che spinge la mente critica a rivolgere un’attenzione più approfondita alla vicenda è ad esempio dovuto ad una disparità di trattamento dell’opinione pubblica rispetto ad uno stesso soggetto e la poca uniformità di giudizio da parte dei media. Per entrare più a fondo in questa materia delicata urge rifarci ancora ad un espediente calcistico che, guarda caso, vede ancora come pretesto una sfida tra le stesse due squadre.

Nella gara d’andata giocata in Calabria, prima del fischio d’inizio un agente di polizia si era accasciato a terra colto da un malore (per la cronaca morirà qualche giorno dopo). Tra coloro che avevano prestato i primi soccorsi, però, c’era anche un tifoso foggiano. Non è finita qui; una volta preso posto sugli spalti, i sostenitori ospiti si erano raccolti in un religioso silenzio in segno di rispetto verso una semplice persona che soffriva. Solo successivamente avevano condiviso il gesto anche i tifosi di casa. Il grande gesto di umanità dei foggiani (paradosso per molti!) era stato sì sottolineato e lodato dal presidente del Catanzaro che disse: “Quello che hanno fatto oggi i tifosi del Foggia rimarrà nel cuore di tutti”, ma così indelebile in fondo non è rimasto né nelle menti che spesso rimuovono fatti “a convenienza”, né è stato quantomeno citato a dover di cronaca da chi dovrebbe avere il dovere deontologico di informare.

Cosa emerge pertanto da due episodi distanti appena quattro mesi? Che l’oggettività non è di questo mondo e che altresì ignoranza e cattiveria sono dure a morire. Troppo comodo è stato praticare un sillogismo tra i gesti criminali di una PARTE di presunti cittadini, i quali evidentemente mai sapranno come stare al mondo, ed un’intera comunità stanca di vedersi additare tutto il peso delle colpe, tutti gli occhi dei maliziosi. “Guarda caso è successo proprio a Foggia” è una delle frasi cult che si sono ripetute dopo l’accaduto di lunedì sera. Espressioni pronunciate non solo dalle cosiddette “persone medie”, magari poco acculturate, ma anche da tanti ipocriti istruiti che ancora una volta hanno fatto sfoggio di vuota saccenteria.

Per non cadere nello stesso errore di tutti questi “signori” questo giudizio finale, scritto dal sottoscritto (un foggiano) non scadrà nella banalità colorata di campanilismo ma cercherà di percorrere ancora una volta la strada della verità. Indubbio è che una città come Foggia sia afflitta da cronici problemi sociali e politici che stentano ad essere affrontati e tantomeno risolti. Ѐ anche vero però che fare di “tutta l’erba un fascio” è un luogo comune di cui si abusa troppo spesso. Ai duri di comprendonio non verrà rivolta alcuna predica, così come non verrà mostrato astio verso chi fa della propria “missione” uno strumento di propaganda. Questo articolo, doverosa precisazione dei fatti, avrà il solito obiettivo: sensibilizzare almeno qualche coscienza disponibile ad aprire la mente e lo sguardo. In poche parole, a tutti coloro che praticano “onestà intellettuale” e che si auguravano che Foggia-Catanzaro fosse stata solo una “normale partita di calcio”.

Felice Marcantonio

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