Categories:

Ad un anno esatto dall’uscita del video “Campione dei Novanta”, capolavoro visivo del disegnatore bolognese Walter Petrone, in arte Wallie, mi sembrava doveroso dedicare un articolo all’ultima fatica musicale del rapper e cantautore Michele Salvemini, in arte Caparezza, dall’emblematico titolo Exuvia
 
Un percorso di cambiamento iniziato con il precedente album del 2017, Prisoner 709, in cui Caparezza ci accompagna per la prima volta in una dimensione più intima della sua arte e della sua vita, segnata nell’ultimo periodo dal disagio provocato da una grave forma di acufene che lo mette psicologicamente a dura prova. Tutto ciò ci viene raccontato approfonditamente nel singolo Larsen e come traspare in generale dai testi e dalla scelta di arrangiamenti dalle tinte rock psichedeliche. 

Cosa significa “Exuvia”

Exuvia è la situazione successiva alla liberazione dalla gabbia, rappresentata appunto dall’esuvia, l’esoscheletro che rimane integro, come una scultura, in seguito alla trasformazione dell’insetto. Il passato che fa parte di noi, ma di cui bisogna avere il coraggio di liberarsi per andare avanti e vivere la vita in una nuova forma. 
Il percorso tuttavia è confuso, situato all’interno di un bosco, luogo per antonomasia pieno di fascino e mistero, ispirato dalla lettura di una sceneggiatura di un film mai prodotto da Fellini dal titolo “Il viaggio di G. Mastorna”. 

Exuvia: i temi

Il tema del bosco ritorna anche nel capolavoro El Sendero, derivante dall’ascolto dell’album La Selva di Mishel Domenssain, la quale presta la voce al ritornello. 
Il sentiero continua pieno di deviazioni, rimpianti, insicurezze, affrontando i temi umani più dibattuti come la natura, il tempo, l’insicurezza delle nostre scelte e delle nostre idee. E poi c’è la crisi dell’artista diviso tra musica e vita privata, rappresentata da due figure estremamente lontane come Beethoven (il quale dedicò la sua vita alla musica fino alla morte) e da Mark Hollis, leader dei Talk Talk, che poco prima del possibile successo mondiale decise di ritirarsi e dedicarsi alla propria famiglia. 
Il bosco è quasi superato e qui arriviamo alla traccia cardine, diventata una vera e propria ossessione per Caparezza, dalla delicatezza del tema, al titolo, alla melodia, all’arrangiamento. Stiamo parlando de La Certa, un omaggio alla figura della morte, vista come motore trainante delle nostre vite contro l’apatia e la monotonia. 
Caparezza all’interno del rivoluzionario documentario interattivo Exuvia Experience (dove è possibile reperire altre chicche della stesura dell’album) racconta di aver sognato la melodia de La Certa e allega addirittura l’audio registrato pochi secondi dopo in cui ancora assonnato canticchia le prime note. 
Il titolo deriva dal romanzo di Goliarda Sapienza “L’arte della Gioia” ed è un monologo della morte, delle volte pacato, delle volte infervorato, che sfocia in uno struggente ritornello segnato da tre semplici parole cariche di significato: “Pensami, non cercarmi”. 
Il videoclip dell’ultima traccia, Exuvia, è stato girato nella Foresta Umbra, situata nel cuore del Gargano. 

Il personaggio Caparezza

Fin dagli esordi l’artista molfettese dimostra di saper unire una grande dote autoriale ad una ricerca musicale fuori dal comune nel contesto della “musica leggera” italiana. Questo grazie alla sua grande cultura musicale (anche classica) e alla cura in prima persona di tutti i passaggi di produzione del disco, fino alla progettazione dei concerti live, veri e propri spettacoli teatrali curati in ogni dettaglio. 
Un lavoro di gestazione meticoloso e di conseguenza lungo che ci porta ad uno dei tanti nodi della carriera di Caparezza: la quantità di musica prodotta. Un percorso di 8 album in circa 18 anni, una scelta eroica (volendo citare il singolo La scelta), in completa controtendenza rispetto alla densità di pubblicazioni richiesta attualmente dalla maggior parte delle case discografiche. 
Nelle poche interviste rilasciate negli anni, a proposito di ciò, la risposta del cantautore è la medesima: il bisogno e la voglia di esporsi quando si ha davvero qualcosa da scrivere, da dire, un messaggio da lanciare o una storia da raccontare. 
Nelle brevi apparizioni per la promozione di Exuvia, Capa parla anche dell’utilizzo dei social media e del bisogno di avere dei periodi di totale stacco per concentrarsi esclusivamente sulla propria vita privata, di cui Salvemini negli anni ha scelto di non far trasparire nulla. 

Exuvia come capolinea?

Si rincorre da tempo su internet la notizia che questo possa essere l’ultimo disco e tour prima del ritiro del 49enne pugliese e che la sua scelta sia già stata presa. La notizia, comunque, è stata più volte smentita dal diretto interessato. 
In ogni caso, ci troviamo di fronte ad un uomo capace di smontare e ricostruire la propria carriera, aprirsi una strada all’interno del panorama musicale italiano con un genere-non genere (sarebbe riduttivo definire Caparezza “solo” un rapper) e rimanerci per quasi vent’anni conservando la propria autonomia autoriale, evolvendosi senza snaturarsi, riuscendo a parlare a più generazioni con ironia e sagacia mostrando anche le proprie fragilità che in fondo sono anche le nostre, aiutandoci a riflettere su questo nostro Eterno Paradosso chiamato vita. 

Antonio Montecalvo

One response

  1. Complimenti per l’articolo, attenta disamina del cantautore, del suo percorso artistico e del suo ultimo lavoro. La certa: brano che esprime la filosofia e il fascino della morte, l’unica cosa certa della vita. L’accettazione della morte, orgogliosa creatura, ignoto regalo, inno alla vita: vivere la vita, vivere se stessi, le proprie emozioni. Muoio allo spegner dei sogni, muoio d’un tratto non amando le mie emozioni. Perché è più facile morire che vivere ed io che son vivo, muoio quando vivo, non quando muoio. Raffaele Sposito

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *