Viviamo in un’Italia colma di danni ambientali causati dall’uomo. Oggi cercheremo di far riemergere una storia soffocata più e più volte. Ci troviamo a Cengio (in provincia di Savona) presso l’ex Acna responsabile di un disastro ambientale che intossica la sua valle madre, la Val Bormida e prosegue la sua contaminazione a Giugliano, in Campania.

Acna: la storia della “Fabbrica dei veleni”

Sorge nel 1882 come dinamitificio “Barberi” per sostenere la guerra in Libia. Quarant’anni dopo Italgas acquisterà l’attività convertendo la produzione per sei anni in coloranti chimici sotto la denominazione di Acna (Aziende Chimiche Nazionali Associate).

La pessima situazione finanziaria causerà il rilevamento da parte della Montecatini e verrà ripresa la fabbricazione di esplosivi di gas tossici per lo sterminio degli Eritrei nella guerra d’Abissinia.

Montecatini si assocerà con Edison creando il gruppo Montedison; la fabbrica continuerà a trattare elementi chimici variando più volte i prodotti finché si specializzerà in chimica organica.

Il 1991 sarà un anno di cambiamento in quanto entrerà in società l’Enichem (del gruppo Eni).

La chiusura ed i danni dello stabilimento

Per più di cinquant’anni i cittadini di Cengio e dei suoi paesi limitrofi denunciarono le acque contaminate e le nubi bianche che la soffocavano.

I vari comuni presero piccoli provvedimenti finché nel 1999 il Ministero dell’ambiente ordinò la chiusura dello stabilimento: furono più di 4200 le persone licenziate.

L’anno successivo il Governo intraprese il progetto di bonifica e messa in sicurezza permanente: il disegno incluse quindi l’azzeramento del percolato, lo sviluppo di un centro di ricerca e la sperimentazione e sviluppo di tecnologie di messa in sicurezza.

Sono stati rilevati 4 milioni di metri cubi di rifiuti rilasciati nel terreno, tra cui 50 kg di cloro benzene e più di 250 kg di benzene – sostanze altamente cancerogene. Il rilascio di queste sostanze ha provocato centinaia di morti per cancro alla vescica, tumori allo stomaco, tumori al colon e linfomi Non Hodgkin.

La soluzione di bonifica costò 400 milioni di euro costruendo una barriera sottostante a quella sotterranea per impedire al percolato lo scolo nelle falde acquifere. Questa soluzione, la vetrificazione, sarebbe stata la risposta corretta nel caso in cui la porzione di terreno contaminata fosse stata 1/100 di quella reale.

Perciò, per quanto tempo è stata efficace questa tecnica?

Un salto nel comune di Giugliano

L’opera di bonifica cengese viene avviata dalla Syndial, ribattezzata Eni Rewind, nata nel 2003 per riqualificare le aree industriali operative.

Ma nel 2006 la Dia (Direzione Investigativa Antimafia) emette un provvedimento nei confronti di Francesco Bidognetti, detto Cicciotto e’ mezzanotte (clan dei Casalesi) che lo ritiene responsabile delle materie di scarto (percolato, fanghi tossici e scarti di lavorazione chimica) rilevate presso la discarica “Ecologia 89di Giugliano appartenenti all’Acna di Cengio.

Il procuratore Federico Cafiero De Raho identifica un altro responsabile: Cipriano Chianese soprannominato “l’ideatore delle ecomafie” che si propone disponibile nei confronti del capoclan per lo smaltimento di scarti industriali nocivi e speciali. Viene quindi arrestato sotto l’accusa della gestione di quattro discariche non autorizzate e per associazione a delinquere.

Chianese fissò il prezzo iniziale di smaltimento per 10 lire a chilo di rifiuti che avrebbe versato nelle tasche di Bidognetti. In seguito Cicciotto e’ mezzanotte avrebbe pagato 5 lire di tangente (al kg di rifiuti) per il rilascio dell’autorizzazione strumentale allo smaltimento di rifiuti extraregionali, da destinarsi all’assessore provinciale Capano Perrone.

Nelle indagini appare il nome di un altro membro appartenente allo Stato: l’ex commissario ai rifiuti per la Campania, Giulio Facchi, che autorizzò l’esecuzione dell’esercizio da parte della discarica Ecologia ‘89 presso la Cava Z, sottoposta al sequestro preventivo, a seguito di un blocco dello smaltimento che mise in ginocchio Napoli.

Questo comportamento portò al guadagno da parte della società di 10 milioni di euro. Il clan di Giugliano, i Mallardo, prende parte agli accordi aderendo agli utili.

Il 2010 sarà l’anno in cui il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dichiarerà conclusa l’opera di bonifica.

Azioni giudiziarie a nord e a sud

Nel 2008 il Ministero dell’Ambiente ha avviato un’azione giudiziaria in sede civile presso il Tribunale di Genova contro la Syndial, richiedendo un risarcimento danni che supera i 218 milioni di euro. Tale azione verrà sospesa per la possibilità di risoluzione transattiva sull’entità del risarcimento.

La Corte d’Assise di Napoli concluderà il 15 luglio 2016 la sentenza che riconoscerà come responsabili penalmente Francesco Bidognetti e Cipriano Chianese per disastro ambientale ed associazione di stampo mafioso.

Caso Acna: quante altre storie del genere seminate in tutto lo Stivale?

Giungere a conclusioni è fin troppo banale. Questa storia è stata raccontata con due scopi:

  1. Far conoscere l’ennesimo disastro ambientale causato dalla criminalità organizzata e da membri dello Stato “mascherati”.
  2. Far comprendere che questi avvenimenti sono onnipresenti in tutta Italia e che non c’è paesino che si può tirar fuori da questo destino.

Elena Zullo

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