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Van Gogh sarebbe stato poco felice nel vedere i suoi amati “Girasoli” cosparsi di zuppa al pomodoro, questo è certo. Avrebbe mutilato il suo restante orecchio se avesse ascoltato il discorso delle due illogiche attiviste londinesi che, inneggiando alla protesta, hanno fatto irruzione nella National Gallery di Londra. Probabilmente non avrebbe compreso il nesso tra il principio che sta alla base dell’ecologismo e il danneggiare le opere d’arte e, diciamocela tutta, come dargli torto! Il pittore olandese tutto ciò non lo ha potuto vedere, ma noi sì purtroppo e senza ombra di dubbio è stato uno scenario pessimo, degradante, becero. Si tratta della campagna di protesta anti-petrolio “Just Stop Oil”, il movimento che denuncia il contributo delle compagnie petrolifere e dei governi, anche di quello inglese, alla crisi climatica. Incollatesi al muro del museo, per spiegare i motivi del loro gesto di protesta, hanno detto: «Per voi l’arte vale più della vita? Più del cibo? Più della giustizia? Siete più preoccupati per la protezione di un quadro o per la protezione di un pianeta?» Senza dubbio c’è da apprezzare il coraggio barbaro delle due giovani ventenni, d’altronde avere la forza di imbrattare uno dei dipinti più famosi e belli al mondo non è cosa da poco, ma quanta devianza mentale racchiudono queste loro parole? E’ davvero questo l’ecologismo?

Ecologismo fanatico

La domanda sorge spontanea: vandalizzare un’opera d’arte aiuta nella causa sostenuta? O forse colpire un dipinto tanto noto, in un luogo affollatissimo, rappresenta il modo più veloce per far avere risonanza alla protesta? Care attiviste, non è questo il metodo adatto per sensibilizzare le persone a rispettare l’ambiente. Così come non è affatto questo il sistema di sicurezza che dovrebbe esserci in un museo, spesso teatro di accadimenti insoliti e preoccupanti. Sono diversi i casi di vandalismo successi ultimamente nei musei: a Firenze, negli Uffizi, tre giovani ambientalisti pochi mesi fa hanno pensato bene di incollare le proprie mani alla teca della “Primavera” di Botticelli; al Louvre, un altro “eccellente” ambientalista, ha creduto fosse opportuno lanciare una torta contro la “Gioconda” di Da Vinci. Il tutto sta diventando ingestibile, indecoroso, ingiustificabile. L’uomo sta diventando deplorevole, porta avanti battaglie fini a sé stesse, incapaci di ottenere risultati ottimali ma atte solo a fomentare altro odio. Punire l’arte per una mancata educazione ambientale è un gesto inqualificabile, soprattutto se si considera che l’arte è l’unica cosa al mondo che salva.

Alessia Pisarra

2 Responses

  1. Prima di commentare questo articolo, ho lasciato trascorrere qualche giorno, per dare voce alla mia razio e non alla mia rabbia. Ricordo con immenso piacere quando sono stato alla mostra di Van Gogh, era un 25 aprile di pochi anni fa, in Italia si festeggia “La liberazione”. Ero in compagnia di una donna speciale, ogni momento assumeva un valore eterno, l’arte si fondeva con il profumo della libertà, con l’amore. Si… perché l’arte é amore, libertà ! Van Gogh avrebbe fatto sapere agli imbecilli che: era finito in varie cliniche psichiatriche; a seguito di un crollo emotivo aveva mutilato l’orecchio destro; prima di iniziare a dipingere decise di impegnarsi socialmente per aiutare i deboli e fare il missionario in un regione molto povera del Belgio; il suo carattere misterioso, malinconico, tenebroso, era frutto del suo dolore, la sua tristezza, le sue paure. Forse, avrebbe urlato a gran voce che, i suoi girasoli rappresentavano il colore dell’anima ferita, del suo grido di aiuto, in una società che, ancora oggi come allora, é cieca, muta e sorda al silenzio assordante della sofferenza, molto più disposta a lanciare una fune verso il dolore per un “uso indiscreto”, invece di tendere la mano, il cuore….. Avrebbe detto che nel 1890 in un campo di grano, si sparò al cuore con una pistola scaccia corvi e dopo due giorni di sofferenza muore alla giovane età di 37 anni. Ecco, questo avrebbe detto: avevo bisogno della vostra umanità, non del vostro degrado morale, emozionale e sentimentale.

  2. Domenica altro attacco alla cultura, una nuova azione di protesta degli attivisti per il clima del collettivo Last Generation: questa volta nel mirino finisce Il Pagliaio di Claude Monet, al Museo Barberini di Potsdam, in Germania, colpito da purè di patate. I due sono entrati nel museo indossando sotto i cappotti dei gilet arancioni ad alta visibilità e, dopo aver imbrattato l’opera, che non era protetta da un vetro, si sono incollati alla parete. Il fanatismo continua, fa tendenza,
    fa audience. Nessuno contesta le loro nobili ragioni, loro pongono una domanda: cosa vale di più, l’arte o la vita? Nei due casi specifici, credo che non sarà l’impressionismo e il post impressionismo a salvare il mondo. Credo che, l’arte, la pittura, la scrittura, la lettura, la cultura in generale salvi il mondo, compreso il clima e l’ambiente.

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