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Giorgia Meloni e il suo partito dichiarano “guerra” agli eco-vandali e lo fanno con un disegno di legge che punta a rafforzare le misure in materia di tutela del decoro e promettendo salate sanzioni (previste dal codice penale) per chi imbratta beni culturali o ambientali.

Le azioni degli attivisti ambientali sono marchiate dal partito di Giorgia Meloni, ecco perché il senatore Marco Lisei decide, in qualità di primo firmatario, di far approvare il ddl contro queste manifestazioni vandaliche. La bozza del testo è ancora in fase di perfezionamento ed è composta da un solo articolo, recante modifiche al decreto legge numero 14 del 20 febbraio 2017 e all’articolo 635 del codice penale.

Contenuto del DDL

Nel dettaglio, per chi ha riportato una o più denunce per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati, è previsto il divieto, per un minino di sei mesi ad un massimo di un anno, di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 10 metri agli edifici sottoposti a tutela. Lisei  ha così dichiarato «il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile non deve essere assolutamente confuso con il diritto a compiere azioni vandaliche per porre all’attenzione delle persone questo o quel problema o esigenza.»

Multe salate per gli eco-vandali

Si parla di multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali. Sanzioni amministrative da 10 a 40mila euro per chi anche solo deturpa o imbratta questi beni o destina ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione o incompatibile con il loro carattere storico o artistico.

Ma questa decisione viene vista di cattivo occhio da altri esponenti politici, esempio i rappresentanti del movimento 5 stelle, che affermano che una legge di questo tipo già c’è, è nel codice penale dal 2022 ed è severissima: punisce chi “distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici” con la galera da due a cinque anni.

Sarà questo il modo migliore per far fronte a questo problema? Probabilmente sì, se la cattiva pubblicità fino ad ora non ha funzionato.

Alessia Pisarra

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