Palma meritata per il legal thriller Anatomie d’une chute della francese Justine Triet alla 76ma edizione del Festival di Cannes? Assolutamente un si!
Trama
Sandra Voyter ( Sandra Huller ) e Samuel Maleski ( Samuel Theis ) sono una coppia di scrittori che vivono con il figlio ipovedente di undici anni Daniel ( Milo Machado Graner ) in un isolato chalet sulle montagne vicino a Grenoble.
La loro tranquillità viene però spezzata un giorno come un altro, quando il corpo di Samuel viene ritrovato senza vita dal figlio e dal cane che lo assiste, apparentemente caduto da una finestra.
Si apre quindi un’inchiesta con relativo processo – non solo alla persona, ma anche al relativo matrimonio – che avrà luogo esattamente un anno dopo la macabra scoperta. Sandra verrà incriminata: si è trattato di suicidio o di omicidio?
Sta a voi scoprirlo, tra verità nascoste e drammi familiari taciuti.
Il cast
Ottimo il cast che riesce a dare veridicità ai personaggi. Degna di plauso tra le tante è la performance di Swann Arlaud, nei panni dell’avvocato Vincent Renzi, innamorato della protagonista che però nutre dei seri dubbi sull’innocenza della sua assistita.
Ottima la regia della Triet che – insieme al suo compagno nonché eccellente regista Arthur Hrari – riesce a lasciare fino alla fine nello spettatore il dubbio logorante dell’innocenza o della colpevolezza di Sandra.
Ed è proprio la personalità camaleontica di quest’ultima– la Huller – a dominare lo schermo e che riesce a spiazzare gli spettatori, che un momento prima si trovano a tifare per la sua scarcerazione, mentre un momento dopo gridano la sua colpevolezza.
E se semmai titolo fu azzeccato è stato proprio questo, perché davvero Anatomie d’une chute è un’anatomia di una caduta. Una caduta non solo fisica, ma soprattutto morale di una donna ancora in vita.
Federica Leonardi
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