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“Quest’è la luce della gran Costanza

che del secondo vento di Soave

generò il terzo e l’ultima possanza”

(Dante Alighieri, Paradiso, Canto III)

Federico II di Svevia

PARTE II – MEDIOEVO

Continuiamo il nostro excursus storico, iniziato con il precedente articolo sull’età antica, con la trattazione dell’epoca che la seguì, quella che viene tuttora chiamata Medioevo. Su questa particolare epoca sono stati espressi diversi giudizi di valenza diversa, spesso frutto del pensiero vigente nel momento in cui sono stati espressi. Tuttavia, tra le varie personalità vissute nel Medioevo, vi è stata una capace di prevalere sulle altre per magnificenza e testimonianze: Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero.

Con questo sovrano è bene procedere a piccoli passi, visto che le sue origini sono di per sè molto intricate e gravide di conseguenze per la storia della sua vita. Egli nacque a Jesi nel 1194, e non era una nascita qualunque, in quanto suo padre era Enrico VI, imperatore del Sacro Romano Impero, e sua madre era Costanza d’Altavilla, sovrana di Sicilia. I suoi nonni erano, rispettivamente, Federico Barbarossa e Ruggero II. Per metà tedesco e per metà normanno, Federico già dai primi mesi suscitò la preoccupazione di molti, specie del papa, in quanto non poteva permettere in alcun modo che due entità così forti potessero unirsi e accerchiare lo Stato della Chiesa.

Federico, molto legato alla figura materna, visse l’infanzia e la prima giovinezza in Sicilia, educato a tutti gli effetti come un Altavilla, e alla morte di lei, venne affidato con abile mossa politica al papa Innocenzo III. Suoi precettori furono frate Guglielmo Francesco, Gentile di Manoppello e uno sconosciuto imam, con alta probabilità visse nel palazzo reale di Palermo, ricevendo l’istruzione confacente al proprio rango.

A soli quattordici anni, secondo il diritto feudale siciliano, egli assunse direttamente il controllo del Regno di Sicilia, uscendo dalla tutela papale, e a diciotto assunse la corona imperiale, approfittando di una situazione particolarmente instabile a causa delle guerre tra i principi tedeschi, impegnandosi a tenere separate le corone e a indire una crociata. Nel primo caso, fece la mossa abbastanza rassicurante di nominare re di Germania il figlio Enrico, nel secondo cercò in ogni modo di tergiversare, in pratica gli risultava difficile rinunciare al regno di Sicilia, la ragione, probabilmente è che essendo stato educato in Sicilia si sentisse più normanno che tedesco, ma, soprattutto, egli conosceva bene le potenzialità del suo regno, con una fiorente agricoltura, città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del Mediterraneo.

Per educazione o semplicemente per un’ampiezza di vedute non comuni agli altri uomini del suo tempo, conscio del suo potere e del suo ruolo, Federico passò buona parte degli anni siciliani a riorganizzare il regno rivendicando i diritti sovrani contro i feudatari, incontrando non poche resistenze, come quella da parte di Tommaso da Celano, fondando l’Università di Napoli per creare funzionari a lui fedeli e favorendo la scuola medica salernitana. Inoltre, egli uscì vittorioso dalle rivolte dei musulmani di Sicilia, deportandoli e reinsediandoli a Lucera, facendo di loro non più dei temibili avversari ma dei fedeli alleati. Nelle successive assise di Ariano e Capua, iniziò a riorganizzare le norme del regno.

Tuttavia, se un sovrano così accorto e ambizioso non si vedeva da tempo, il medesimo sovrano eludeva le continue richieste del papa Onorio III di indire la tanto sperata crociata per riconquistare la Terra Santa caduta in mano musulmana, nel frattempo, grazie a un particolare accordo matrimonio era anche divenuto re di Gerusalemme. Proprio nel momento in cui si accingeva a partire per l’impresa, nel porto di Brindisi, una pestilenza decimò le forze crociate tanto da costringere Federico a fare retrofront verso Otranto e poi a Pozzuoli, cosa che gli costò, a torto, una scomunica papale. La crociata avvenne, nel 1228, e non una goccia di sangue fu versata, in quanto egli, grazie a un abile lavoro diplomatico, ottenne dal sultano d’Egitto le città di Gerusalemme, Nazaret, Betlemme, Lidda e Sidone, con la sola condizione che non fossero difese da opere di fortificazione.

Al suo rientro in Italia Federico dovette fronteggiare una crociata indetta dal papa contro di lui e riuscì ad avere ragione delle forze papali ma ritenne opportuno, per quel momento, riconciliarsi col pontefice e con la Pace di San Germano del 23 luglio 1230, promise di rinunciare alle violazioni che avevano determinato la scomunica, di restituire i beni sottratti ai monasteri e alle chiese e di riconoscere il vassallaggio della Sicilia al papa. La scomunica venne revocata ma non poteva ignorare nè la rivolta dei comuni lombardi nè tantomeno quella delle città del Meridione passate dalla parte del papa, che provvide a punire severamente, al contrario premiò quelle a lui fedeli, come per esempio accadde con Andria (da cui Andria fidelis).

Gli ultimi anni della sua vita furono costellati di eventi a dir poco spiacevoli per la vita dell’imperatore: tradito dal figlio maggiore Enrico, persi i figli Riccardo ed Enzo, mandato a morte il fido Pier delle Vigne e colpito da una patologia che lo rendeva vittima di forti attacchi di dissenteria, l’astro più splendente del Medioevo, colui che affascinò un poeta come Dante e vissuto contemporaneamente con Francesco d’Assisi, si spense a Castel Fiorentino il 13 dicembre 1250. Oggi riposa nella cattedrale di Palermo, accanto alla madre Costanza, al padre Enrico e al nonno Ruggero, nel suo grande sarcofago di porfido rosso tradizionale dei re normanni.

Perchè un uomo del Medioevo, seppur imperatore, fu chiamato Stupor Mundi?

Per diverse ragioni, innanzitutto egli spiccò per curiosità intellettuale, per eclettismo nello studio, conosceva la filosofia, la matematica, l’astrologia e la medicina e parlava ben nove lingue, tutte qualità non comuni al suo tempo. Alla sua corte vissero uomini di gran cultura, di estrazione e religione diverse, da Michele Scoto all’enciclopedista Juda Ben Salomon Cohen. Nota fu la corrispondenza anche con il filosofo islamico Ibn Sab’in e l’amicizia che lo legò al sultano d’Egitto Al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino, con cui condivise, al tempo stesso, interessi economici e culturali, lo stesso al-Kamil che ebbe colloqui sulla fede con Francesco d’Assisi.

Federico, come già riportato sopra, raccolse le norme e le leggi del regno nelle Costituzioni di Melfi e il regno stesso fu ripartito in undici distretti territoriali detti giustizierati, governati da funzionari di propria nomina, i giustizieri, che rispondevano del loro operato in campo amministrativo, penale e religioso a un loro superiore, il maestro giustiziere, referente diretto dell’imperatore che stava al vertice di questa struttura gerarchica di tipo piramidale. Abolì i dazi interni e i freni alle importazioni all’interno del suo impero. Egli inoltre, a Capua e Messina, aveva reintrodotto il diritto romano nella versione del Corpus Iuris Civilis giustinianeo, per contrastare gli usi e gli abusi dei feudatari e riportarli all’ordine sotto la sua persona. Insomma, una concezione di Stato molto vicina a quella dello Stato moderno. Per accelerare la centralizzazione, fondò nel 1224 l’Università di Napoli in cui i suoi sudditi avrebbero dovuto formarsi, pronti per servire lui e lui solamente.

Generoso mecenate, contribuì a far nascere la letteratura italiana e in questo senso ebbe importanza fondamentale la Scuola siciliana che nacque tra il 1230 e il 1250, che ingentilì il volgare siculo con il provenzale, e i cui moduli espressivi e tematiche dominanti furono successivamente ripresi dalla lirica della Scuola toscana, e nello stesso contesto venne inventato il sonetto. Egli, non da ultimo, scrisse un libro sulla falconeria, pratica che amava molto e a cui viene spesso associato, libro basato sull’osservazione e sull’esperienza diretta.

L’ultima, e forse ultima passione del nostro Federico furono le donne, ebbe tre mogli e diverse relazioni illegittime, da cui nacquero ben diciannove figli, non tutti sopravvissuti. Ma una, tuttavia, amò più di tutti: Bianca Lancia (o Lanza), da cui ebbe il figlio che effettivamente regnò dopo di lui, Manfredi. E questo fatto può essere ben confermato dalle numerose attestazioni e leggende che sono state alimentate intorno a lei e, più in generale, alla relazione con l’imperatore.

Ultima curiosità, oltre a Stupor Mundi, Federico II venne soprannominato, dai contemporanei, Puer Apuliae, ossia “ragazzo della Puglia” o, più genericamente, “ragazzo del Sud”.

E il ragazzo della Puglia non poteva non essere trattato da Diamanti Pazzi. Se non fu pazzo lui, chi?

Dario del Viscio

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