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La libertà di stampa è il termometro di una società democratica e il giornalismo non è un crimine.

Il 3 maggio ricorre la giornata mondiale della libertà di stampa istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993.
Rappresenta una delle fondamentali libertà dell’individuo ed è sancita dall’articolo 21 della Costituzione Italiana che cita testualmente: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.

Illustrazione di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

Nella classifica Rsf 2021 (Reporter senza frontiere) l’Italia è al 41° posto contrassegnata con il colore giallo, che starebbe a indicare la situazione come “abbastanza buona”. Una posizione che risente non di una presenza ingombrante della censura, ma si legge sempre nel rapporto di Rsf che: «il problema maggiore per i giornalisti sono i negazionisti del coronavirus – schiera che raccoglie guerriglieri urbani, attivisti «no mascherine», neofascisti, teppisti, «anarchici» e infiltrati dalla criminalità comune – che di norma minacciano e attaccano fisicamente i reporter». I venti giornalisti sotto scorta nel nostro Pese sono infatti la dimostrazione di quanto sia difficile svolgere questo mestiere in totale libertà, come invece dovrebbe essere in uno Stato libero e garantista come quello italiano.

Sempre Rsf, nel 2021, ha affermato che il giornalismo sia il vaccino della disinformazione, che viene tutt’oggi però ostacolato in oltre 131 Paesi.

Da quando è iniziata la Guerra in Ucraina, poi, non sono mancate le forti oppressioni e conseguenti censure da parte della Russia che hanno destato nell’Occidente molte polemiche, senza forse ricordare che già lo scorso anno la Russia fosse al 150° posto a causa della sua repressione nei confronti dei sostenitori di Alexei Navalny, giornalista che più volte aveva documentato la corruzione in Russia e attaccato direttamente Vladimir Putin.

Nelle ultime settimane si è invece tornato a parlare di Julian Assange riaprendo la discussione che ci porta a riflettere su quanto in realtà l’Occidente non sia poi tanto diverso dai Paesi che sono stati classificati come “Cattivi” o “Pessimi” (Russia, Hong Kong, Nord Corea, Eritrea…).
Lo scorso 20 Aprile infatti la corte dei magistrati di Westminster ha firmato un’ordinanza che conferma l’allarmante passo successivo contro il fondatore di Wikileaks (organizzazione senza scopi di lucro che riceve da parte di utenti anonimi documenti di carattere governativo o aziendale e curata da giornalisti, scienziati, attivisti): per Assange è stato emesso l’ordine formale di estradizione negli Stati Uniti e rischia fino a 175 anni di carcere con 18 accuse relative alla pubblicazione da parte di Wikileaks nel 2010 di centinaia di migliaia di documenti militari e diplomatici trapelati, denunciando crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. L’udienza è durata pochi minuti ed ha rimandato la decisione finale al Ministro degli Interni inglese Priti Patel.
Agnès Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International, ha affermato a tal proposito che: «L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa» aggiungendo anche che tale sentenza potrebbe rappresentare un pericolo a tutto il mondo dell’informazione costringendo i giornalisti “a guardarsi le spalle”.

Alla data odierna, sempre secondo Rsf, i giornalisti uccisi a partire dal 1° gennaio 2022 in tutto il mondo sarebbero 23, mentre quelli in carcere addirittura 459. Un dato che risente anche del recente conflitto in Ucraina, dove il numero di feriti e vittime tra gli operatori dell’informazione è in continuo aggiornamento: fino ad ora i giornalisti uccisi sono 7 e quelli feriti dai colpi dei militari 11.

Regimi totalitari, pandemia e guerra sono dunque le ultime sfide che stiamo affrontando e adesso come non mai il diritto all’informazione può aiutarci a sconfiggere questi nemici. Il nostro compito, da cittadini democratici, è quello di sostenere la stampa libera in modo da poter tutelare tutte le libertà che faticosamente abbiamo conquistato nella nostra storia.
Di sicuro questo non è il momento di fermarsi!

Carmela Fusco

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