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Nel nostro Paese si fanno sempre meno figli. Ogni anno si aggiorna il record di denatalità, tanto che il presidente dell’Istat ha affermato, che “senza riforme strutturali l’Italia nel 2050 avrà 5 milioni di abitanti in meno”.

GLI ITALIANI SONO DAVVERO IN VIA DI ESTINZIONE?

LE CAUSE

Il “caro” prezzo della vita

Sicuramente, tra le principali motivazioni e cause individuiamo quella economica come afferma una ricerca commissionata da Plasmon.

Ma oltre ai costi da sostenere, incidono anche la paura di perdere il lavoro e la carenza di servizi per le famiglie.

E’ proprio da Plasmon che arriva il Progetto Adamo, con l’obiettivo di costruire una piattaforma aperta per connettere i rappresentanti della sfera pubblica e di quella privata, così da agire concretamente con strumenti a supporto della genitorialità. 

Inoltre, non è da sottovalutare la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, dovuta a molteplici fattori: il protrarsi dei tempi della formazione, le difficoltà che incontrano nell’ingresso nel mondo del lavoro e la diffusa instabilità del lavoro stesso.

Ovviamente anche il reddito delle famiglie grava: una famiglia bi-genitoriale con reddito annuo di 22 mila euro, per mantenere un figlio fino a 18 anni, spende in media più di 118 mila euro. Sono numeri enormi che fanno comprendere parte del problema.

Il Governo ogni anno ripropone azioni a sostegno delle famiglie (assegni di natalità, assegno unico, bonus asilo ecc.). Ovviamente non sono sufficienti a invertire la tendenza. La soluzione potrebbe essere: meno bonus e più riforme strutturali.

©Un paese dalle culle vuote: Dati Instat. Denatalità.

– La società non si adatta alle madri lavoratrici

Un’altra causa va ricercata nelle parole del sociologo danese Gøsta Esping-Andersen. Lo studioso afferma che in alcuni Paesi la società non si è adattata alle madri lavoratrici. Uno dei risultati: la bassissima fecondità.

Facciamo degli esempi: gli asili sono pochi e costosi, hanno orari talvolta inconciliabili con quelli delle donne. Pensiamo poi ai colloqui a scuola, alle visite mediche, agli eventi sportivi e le recite di fine anno: se lavorano entrambi, come si fa? È facile parlare di permessi parentali, è difficile farli prendere ai padri.

Infatti il mondo del lavoro, specie al femminile, è variegato di orrori: domande su matrimoni, figli, parenti a carico in fase di colloquio (illegali), mobbing appena annunciata la gravidanza o al rientro, dimissioni in bianco e altro.

O ancora orari di lavoro rigidi e incompatibili con le cure parentali, il non potere accedere allo smart working, l’impossibilità di fare carriera, per chi lo desidera, se non dedicando al lavoro 12 ore al giorno.

Il salto da fare, infatti, sarebbe normalizzare il concetto che entrambi i genitori davanti al datore di lavoro abbiano lo stesso diritto e dovere di occuparsi dei figli in egual modo.

– La nuova identità femminile e la libera scelta delle coppie di non avere figli

Inoltre dobbiamo considerare la libera scelta all’interno di una coppia, di non volere figli. È cambiato il modo di stare insieme: se una volta, il dogma di “una donna senza figli” rappresentava un senso d’incompletezza personale, adesso è semplice voglia di indipendenza.

Euribor ha calcolato che chi dichiara di non voler figli è il 2% delle donne e del 4% degli uomini tra i 18 e i 40 anni.

L’idealizzazione della maternità

Il modello della donna Anni 50, dedita a marito e famiglia, non fa più parte dell’educazione delle bambine. Se per i nostri nonni, i figli rappresentavano il “riscatto”, oggi le persone si riscattano attraverso le esperienze della propria vita.

Ed infondo, chi siamo noi per giudicare? Più che mai sarebbe utile invertire la tendenza e rendere l’idea di riprodursi moderna e compatibile con la realizzazione personale e l’emancipazione femminile. I diritti riproduttivi sono di tutti: anche di chi non vuole avere figli. O di chi non può avere figli. Dietro al «potersi permettere un figlio» non c’è solo lo stipendio. C’è la fiducia nel futuro.

(Foto illustrazione Jorm S) Un’idea per combattere la denatalità.

«Rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale»

Viene alla mente la Costituzione:

«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

La maternità dovrebbe potere essere una tappa “normale” (non obbligatoria e certamente non forzata) in un percorso di vita che comprende molto altro.

Forse di questo dovremmo parlare, quando parliamo di denatalità.

Elisabetta Costa

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