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Definire “Terzo Mondo” tutti quei Paesi che sono indietro nel progresso civile, culturale, sociale ed economico significa ammettere implicitamente colpe che noi Stati evoluti ci portiamo dentro come un fardello. Questo ha un nome ben preciso: sfruttamento. Se fino a qualche decennio fa eravamo soliti rifornirci unicamente delle materie prime dell’Africa, a mo’ di serbatoio, una luce comunitaria sembra espandersi sempre di più ed ha il volto dell’istruzione.

Ue for Africa

In questi giorni, infatti, l’Unione europea ha lanciato un’iniziativa da 100 milioni di euro complessivi per sostenere la formazione dei giovani insegnanti nel continente nero. Tutto ciò rientra nel pacchetto di investimenti Ue-Africa Global Gateway (https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/stronger-europe-world/global-gateway/eu-africa-global-gateway-investment-package_it), a testimonianza di un disegno in essere che profila un rapporto leale di fratellanza tra questi due attori mondiali.

Nello specifico, il progetto ha come obiettivi in primis un’istruzione di grande qualità, quindi una formazione costante degli studenti e una finestra aperta sulle più svariate attività lavorative. Gli insegnanti, inoltre, avranno la possibilità di entrare in contatto con colleghi provenienti da altre parti del mondo, per una collaborazione ed uno scambio di esperienze professionali a tutti gli effetti.

Istruzione in Africa: la soluzione alla fine del mondo

Un progetto ambizioso ma che appare assolutamente fattibile, se è vero che basta volere qualcosa con tutto il cuore per averla. In un Pianeta che fa i conti con un crollo demografico sempre più dilagante, l’Africa rappresenta un’eccezione, una speranza di futuro.

L’Unicef prevede infatti che entro la metà di questo secolo il Terzo Mondo conterà un miliardo di bambini ed adolescenti. Ragion per cui, dare a loro la possibilità di studiare e di lavorare significa dare a tutto il mondo una possibilità di sopravvivenza.

Istruzione in Africa, a che punto siamo?

Ciò che per noi è un diritto (lo studio), ciò che per noi è praticamente scontato per molti non lo è. Basti pensare che in Africa ci sono ad oggi 244 milioni di bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni che non frequentano la scuola cosiddetta “dell’obbligo”. Nello specifico, in Paesi come il Mali e l’Etiopia il tasso di analfabetismo tocca rispettivamente punte del 39 e del 45%.

Fortunatamente, qualche anima pia o più semplicemente umana ha ascoltato le grida silenziose di aiuto, alleviando la sete di cultura di molti africani. Si pensi all’insegnante Chris Noel Bradshaw e al suo progetto “African Library Project” (https://www.africanlibraryproject.org/). Dal 2005 sono attualmente all’attivo quattromila biblioteche in Africa con oltre quattro milioni di libri donati. Un esempio pratico di quanto profetizzato da Nelson Mandela che così si esprimeva: “L’istruzione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo“.

Felice lunedì!

Felice Marcantonio

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