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Il Governo Meloni ha previsto una “garanzia finanziaria” come alternativa al fermo in un centro di permanenza durante la valutazione della richiesta di asilo.

La nuova misura

Garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato”. Così è stata definita la nuova misura introdotta recentemente dal Governo italiano.

Tradotto vuol dire che, mentre lo Stato accerta la condizione del richiedente asilo, quest’ultimo verrà sollecitato al pagamento di 4.938 euro per non vedersi finire in un centro di detenzione, anche se non si è commesso alcun reato.

La somma viene giustificata sostenendo che essa copre un trattamento di quattro settimane in Italia comprensivo di alloggio, mezzi di sussistenza minimi e costi di rimpatrio. La procedura si applica “ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea che sono nelle condizioni di essere trattenuti durante lo svolgimento della procedura in frontiera”. Le somme derivanti dalla riscossione sono destinate all’entrata del bilancio dello Stato.

La propaganda classista

Si assiste da mesi ad una ricca produzione normativa sul tema dei migranti da parte del Governo italiano, il quale ha ritenuto di dover intervenire su più fronti. Tutti caratterizzati dalla comune volontà di contenere e scoraggiare gli arrivi, rendendo così difficile la permanenza sul territorio nazionale.

In particolar modo, la nuova misura adottata rivela il carattere classista di tutte le politiche migratorie: chi possiede denaro è libero, chi non lo ha rimane detenuto. Chi è ricco può spostarsi ovunque voglia con estrema facilità, chi proviene da paesi in cui è impossibile espatriare è costretto a racimolare i risparmi di una vita e patire le pene dell’inferno per muoversi. Una discriminazione intollerabile.

Discriminazione che va a minare anche l’articolo 10 della nostra Costituzione, il quale garantisce che chiunque nel proprio paese sia privato delle libertà democratiche ha diritto all’asilo in Italia. Certamente un’ignominia per il nostro Paese.

Durante un’intervista, si è chiesto al Vicepresidente del consiglio Salvini come possano racimolare cinquemila euro persone che scappano da guerre e situazioni di miseria. La risposta altrettanto misera “arrivano con telefonino, scarpe, catenina, orologino” e ancora “ne hanno pagati altrettanti per venire qui”.

Nessuna di queste ragioni può essere criminalizzata. Dopo la fame, gli stermini di massa, l’essere scampati dalla morte in mare non si può rinfacciare ad un essere umano il possedere un paio di scarpe, qualificandolo come un bene di lusso.

Il problema che lo Stato italiano ha verso i migranti è squisitamente legato al loro censo: dimenticando come la ricchezza e l’accesso alle risorse sono divisi in modo totalmente iniquo. Per rendere la migrazione una scelta e non un obbligo occorre in primis modificare il sistema politico ed economico. E non certo impedire la partenza dei migranti, favorirne la loro carcerazione e boicottare il salvataggio in mare, quelli sono atti criminali.

Tema migranti: i numeri reali

Oltre 11.600 minori stranieri non accompagnati hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Italia tra gennaio e metà settembre 2023. Si tratta di un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Non era mai successo prima.

Ma il tema immigrazione sembra essere sparito dai canali social del Governo Meloni, prima molto in voga. Difatti, nonostante gli sbarchi siano raddoppiati, la propaganda social del Premier sull’argomento è calata drasticamente rispetto a qualche anno fa, in piena campagna elettorale. Anche la tv pubblica sembra esserci piegata a tale censura, facendo finta che la questione non esista più. E questo è davvero preoccupante per la tenuta del nostro sistema democratico.

Sarebbe opportuno ricordare come i migranti non siano risorse né da strumentalizzare né tantomeno da criminalizzare. Meritano, come tutti, la possibilità di autodeterminare le proprie esistenze.

Chiara Vitone

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