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Gli agricoltori dei paesi dell’Unione Europea non hanno sicuramente salutato il 2024 in modo sereno date tutte le proteste scoppiate in Germania, Francia, Belgio, Polonia, Grecia, Romania e Italia. Il motivo del malcontento, che vede trattori agricoli bloccare grandi città, imbocchi di autostrade, porti o punti nevralgici per il trasporto delle merci, è l’insieme delle politiche agricole dell’UE espresse dal Pac (Piano agricolo comunitario) e dal più generale Green Deal europeo nell’ambito del quale la Commissione europea a giugno ha proposto anche la Nature Restoration Law.

Aggiornamento sulla Legge di ripristino della natura

Come vi avevamo già raccontato, la Legge di ripristino della natura proponeva di «ripristinare gli ecosistemi danneggiati e riportare la natura in tutta Europa, dai terreni agricoli e i mari alle foreste e agli ambienti urbani» e di «ridurre del 50 % l’uso e il rischio dei pesticidi chimici entro il 2030». La proposta della Commissione è stata però “ridimensionata” dalla discussione in Parlamento e, alla fine delle trattative fra le posizioni di Commissione, Consiglio e Parlamento è uscita “indebolita” secondo alcune organizzazioni, fra cui il WWF. Nell’ambito della Nature Restoration Law il Consiglio Europeo sottolinea che uno dei grandi problemi per i terreni agricoli è il degrado del suolo, che ne interessa addirittura il fino al 73%. Altro problema è la perdita di biodiversità, per cui la Legge di ripristino della natura interviene per rafforzarla negli ecosistemi agricoli, soprattutto per rafforzare la presenza di avifauna e di impollinatori, in particolar modo delle farfalle comuni.

Le proteste degli agricoltori: le cause

Fra le politiche del Pac e quelle del Green Deal però gli agricoltori europei si sentono sempre più colpiti, anche economicamente, da varie limitazioni e da un’eccessiva burocrazia (riferendosi anche ai vincoli ambientali) che pongono continui ostacoli. Una delle disposizioni attaccate durante le proteste dei trattori è per esempio quella di dover mettere a riposo il 4% dei terreni all’anno, terreni che quindi per un anno non possono essere utilizzati per coltivare foraggio per gli animali e sui quali si pagano le tasse. Altra questione è quella relativa al gasolio agricolo. Come dichiara un agricoltore per «alanews» durante la protesta messa in opera a Milano, infatti «c’era già la prospettiva di abolirci la sovvenzione nel 2026» per il gasolio agricolo, «invece a quanto pare l’han rimandata al 2030. Fino al 2026 siam sicuri che abbiamo ancora il gasolio agevolato. Ma agevolato a 0,90 €/l o a 0,95 €/l con i mezzi che consumano migliaia di litri al giorno, è un’agevolazione che serve a poco».

Agricoltori “abbandonati” a difesa del Made in Italy

Non solo; ci sono agricoltori che dichiarano di difendere il Made in Italy dalle farine prodotte dagli insetti, dalla carne sintetica e dai prodotti importati da paesi non soggetti alle stesse limitazioni europee in merito ai fitosanitari, in particolare ai pesticidi (per esempio al glifosato per il grano). Non è tutto: c’è chi chiede maggiori sussidi, chi avanza ulteriori proposte. Nel mirino delle proteste che da nord a sud hanno infiammato tutta la Penisola per molti agricoltori non c’è solo l’Unione europea ma anche i governi nazionali che si sono succeduti “abbandonando” il settore primario, così come le grandi associazioni di agricoltori come Coldiretti (di cui a Viterbo è stata bruciata una bandiera ma che invece per alcuni temi hanno combattuto strenuamente in Europa, si veda la questione della carne sintetica), accusate di essere anche loro troppo lontane dalle esigenze dei manifestanti. Le proteste non accennano a terminare come il gruppo Facebook nato a coordinamento delle manifestazioni mostra chiaramente. È infatti la pagina dei CRA (Comitati Riuniti Agricoltori traditi), a riunire di volta in volta i manifestanti e a mostrare lo stato delle proteste in Italia e in Europa.

Aspettiamo ora lo sviluppo delle vicende e, soprattutto, la risposta – necessaria – dei vari governi nazionali, forse gli unici intermediari possibili, fra le esigenze degli agricoltori e le politiche europee.

Sabia Braccia

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