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Ci si lamenta spesso qui nel Meridione che nulla si faccia per cambiare le cose. Questa frase fatta tende a generalizzare il contesto socio-culturale dei nostri territori etichettandoci come “perenni apatici”.

In realtà, questo torpore ogni tanto viene sgonfiato da persone che tutto sono fuorché passivi e rassegnati. Ci sono realtà che qualcosa la stanno cambiando per davvero, come l’associazione “Maestri di strada”, operante nelle periferie di Napoli.

Ho chiacchierato a tal proposito con il suo fondatore, Cesare Moreno, uomo capace e determinato, un sognatore ad occhi aperti con le ali per volare e i piedi ben piantati a terra.

Moreno mi ha raccontato gli albori del progetto, nato da una costola del progetto Chance che fin dal 2003 ebbe incentivi, sotto forma di donazioni, dallo Stato per far sì che i buoni propositi e i nobili ideali dei “maestri di strada” non rimanessero un’idea solo su carta.

Nel 2009, però, per motivi tuttora ignoti, gli aiuti dai piani alti non arrivarono più. Evidentemente si sarà bloccato l’ascensore!

Fatto sta che quando c’è da rimboccarsi le maniche, persone come Cesare non si tirano indietro, anzi; per questa gente così caparbia le difficoltà sono uno stimolo a migliorarsi.

Contando su risorse private, sull’apporto di giovani competenti e specializzati nelle scienze umane e sociali, senza dimenticare privati cittadini che si mettono al servizio dell’associazione gratuitamente (cosa tutt’altro che scontata, ahimè) i “maestri” hanno continuato incessantemente la loro opera che, come mi ha puntualizzato lo stesso Moreno non è “benefica” ma “educativa”.

Qui sta il senso di tutto il progetto; i ragazzi che si affidano ai “Maestri di strada” vengono indirizzati verso una corretta convivenza civile che passa da un lato attraverso la cultura prettamente “scolastica” nel senso più stretto del termine, ma che si completa e si realizza pienamente nella vita concreta, quella di tutti i giorni, nelle pratiche quotidiane. Del resto, la parola “cultura” designa letteralmente gli “usi e costumi di un popolo”, come fa notare Cesare Moreno.

Oggi “Maestri di strada” è una realtà sempre più penetrante nel contesto della periferia napoletana, capace di dialogare con famiglie e scuole, mettendo al centro i ragazzi, ovvero il domani, mostrando loro un concreto e fattibile futuro. C’è tanta soddisfazione, confessa Cesare, nel vedere interi gruppi di giovani strappati alle facili deviazioni della vita, tanti ragazzi che grazie al supporto degli “educatori di strada” hanno imparato a stare al mondo con cognizione di causa.

Nonostante i progetti inclusivi siano sempre di più (da notare che anche con la pandemia i “maestri” nella loro scuola ci sono andati eccome, spostando in spazi all’aperto attività che venivano svolte al chiuso), Cesare Moreno mi ha palesato ancora alcune falle nel sistema. Mettendo in secondo piano l’area diroccata in cui questa associazione ha sede (lo spirito di adattamento non manca di certo), si fa ancora fatica a pensare ad un grande piano unitario che coinvolga la periferia a tutti i livelli e con tutti i suoi protagonisti.

Ciononostante, chi semina bene ha sempre un buon raccolto; a tal proposito, nel 2017 Cesare Moreno ha ricevuto dal comune di Napoli il “Premio Cultura” per aver promosso un’idea nuova e complessa di città in cui centro e periferia dialogano tra di loro e si muovono in sinergia.

Cesare e i suoi “Maestri” sono l’emblema dei sogni; guardando al futuro consapevoli del proprio “posto nel mondo” ci insegnano che sognare è un obbligo e un obiettivo perfettamente raggiungibile, a patto però, ammonisce Moreno, che non si faccia confusione tra “sogno” e “bisogno”; quest’ultimo è un desiderio imminente che si vuole veder realizzato in poco tempo. Il primo, invece, necessita di fondamenta solide e per questo va costruito con calma, mattone dopo mattone.

Del resto, di tempo ne abbiamo a sufficienza… almeno finché, come mi ha ricordato ironicamente Cesare, saremo su questa Terra.

Felice Marcantonio

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