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Il Natale si avvicina e in Italia è tempo di preparativi e regali, tuttavia la tradizione natalizia in Europa presenta varie sfaccettature e abitudini diverse dalle nostre, come in Belgio, ad esempio.

La comunità italiana è presente in Belgio da diverse generazioni, immigrati arrivati in fasi diverse della storia alla ricerca di condizioni di vita migliori in una nazione da sempre multietnica e ancora oggi frammentata per lingue e abitudini.
Un fenomeno, quello dell’immigrazione in Belgio, salito alla ribalta anche per avvenimenti drammatici come il disastro di Marcinelle, nel quale persero la vita 275 minatori impegnati in uno scavo, 136 dei quali italiani, dato indicativo della percentuale di italiani presenti in questa nazione nel Secondo Dopoguerra, prestati perlopiù a lavori umili e, come in questo caso, pericolosi.
Nonostante le diverse etnie presenti, il Belgio conserva alcune tradizioni, seppur di matrice comune ad altri paesi del centro Europa, che gli italiani residenti qui hanno avuto modo di conoscere e apprezzare.

I mercatini del Belgio

Quella dei mercatini natalizi è una tradizione ormai diffusa in varie parti d’Europa, nata però in Germania. Casette di legno che propongono perlopiù prodotti gastronomici locali e artigianato, idee regalo alternative e intrattenimento.
Il mercatino più grande e antico è quello di Liège, composto da circa 200 bancarelle e organizzato da un vero e proprio comitato che preserva e promuove le tradizioni della Wallonie (La parte francofona del Belgio).
Alla tradizione si affianca l’innovazione a favore del tentativo di raggiungimento di un mercatino sempre più eco-friendly che ha abolito l’utilizzo di plastica monouso in favore di metodi a basso impatto ambientale.

La figura di San Nicola (e il suo aiutante)

San Nicola era originario di Patara e vescovo della città di Myra (Turchia), veniva da una ricca famiglia ma era rimasto orfano da piccolo per questo fu allevato in un monastero.
Le leggende riguardo la storia di questo Santo si perdono e si mescolano alle tradizioni locali. La più originale quanto macabra è legata alla storia di tre bambini fatti a pezzi da un oste e messi in salamoia, ma subito dopo tirati fuori miracolosamente vivi dal santo recatosi nell’osteria per mangiare.
Questo avvenimento leggendario rende San Nicola il protettore dei bambini e di conseguenza colui il quale nella notte tra il 5 e il 6 Dicembre, soprattutto per la tradizione del centro Europa, distribuisce doni ai bambini.
Nel Nord Europa la figura di San Nicola ha perso la sua estrazione “religiosa” ed è diventata una figura più internazionale conosciuta come Babbo Natale.


In Belgio San Nicola si accompagna ad un’altra figura abbastanza diffusa chiamata Zwarte Piet (Père Fouettard o Père Fouchette per i francesi), il quale “ricompensa” i bambini cattivi con dei ramoscelli minacciandoli con delle fruste o catene. La sua comparsa è successiva a quella di San Nicola e risale probabilmente al XVI secolo.
Nonostante il ruolo piuttosto controverso (e purtroppo associato in maniera velatamente razzista ad una figura dalla pelle scura), in Belgio molti bambini lo ricompensano ugualmente con un buon boccale di birra.

La tradizione gastronomica

Diffuso in Belgio, ma non solo, il Kerststronk o bûche de Noël è un tronchetto di pan di spagna alla crema, ricoperto di cioccolato modellato a striature in modo che sembri il tronco di un albero.
Un’altra ricetta diffusa qui, ma anche nel nord della Francia, è il Cougnou, un lievitato dolce intrecciato a formare un Gesù bambino in fasce, condito con uvetta e frutta.
Ormai disponibili tutto l’anno, i biscotti tradizionali chiamati Speculoos vengono preparati proprio per il 6 Dicembre e si caratterizzano per l’abbondante uso di cannella e chiodi di garofano.

Antonio Montecalvo

One response

  1. Il Natale si avvicina e in Italia ( direi in tutto il mondo occidentale ) è tempo di preparativi e regali. Mi soffermo su questa affermazione vera, fin troppo vera. E’ questo il significato del Natale?
    Tutto questo vorace e addolcito consumismo, questo eccessivo interesse materiale, riunioni di famiglie intorno a tavole imbandite. La corsa al bisogno del rumore, negli ammassi dei centri commerciali o in un locale alla moda dove comprare i regali, supermercati colmi per lo sbafo dei giorni di Natale. Non mi soffermo sui regali indesiderati, sulle contraddizioni delle tavole riunite dei familiari, non voglio fare polemiche, sono stato vittima per decenni di questa sindrome senza nome. Voglio attirare l’attenzione sulle tradizioni millenarie che, sono state travolte dal modello culturale del consumo e della massificazione, e livella tutto e tutti. Non voglio fare del falso moralismo, a Natale si celebra solamente il Dio denaro, con gioia da parte delle grandi multinazionale. Sono gli unici a festeggiare. Ricordo un significato diverso del Natale, e covo ancora la speranza di un Natale di crescita interiore, dove festeggia l’amore, la fratellanza, la pace.
    E invece, solo guerre, ipocrisia, malvagità, ossessioni, dolore, sofferenza e tradimenti da nascondere sotto la tovaglia rossa di un tavolo ipocrita, e tanti regali che profumano di banalità.
    Buon Natale
    Un ateo: Raffaele Sposito

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