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Al 15 maggio è riservata la Giornata Nazionale di tutte le persone che combattono il cancro o che sono guariti dalla malattia. La lotta al tumore interessa ogni anno circa 350.000 persone in Italia (dato in parte mitigato dal 50% dei casi di guarigione oltre che dall’efficacia delle cure che permettono di sopravvivere più a lungo).

L’oncologia è quel ramo della medicina che studia i tumori sia dal punto di vista morfologico che clinico. Dal greco “ὄγκος” ovvero volume, rigonfiamento, diventato massa e poi direttamente “tumore.” Consiste nella proliferazione cellulare anomala che può essere limitata alla sede di origine, oppure può dare origine a metastasi. Il cancro, invece, indica solo un tumore in grado di produrre metastasi. 

Come le altre, anche questa è una malattia antica, basti pensare che il primo scritto riguardante un caso di tumore risale alla medicina egizia.

Cancro: perché non è stata trovata ancora la cura?

L’AIRC risponde che il cancro non è una sola malattia, bensì una centinaia che evolvono nel tempo. Inoltre ogni tipo di tumore richiede cure specifiche e differenti a seconda delle caratteristiche dello stesso e del paziente. Sono state classificate ben 200 forme tumorali, che spesso hanno modi differenti di “sfuggire” alle terapie, che a loro volta sono numerose ma funzionali solo se altamente specifiche. Di conseguenza servono molto tempo e grandi investimenti.

Per l’appunto, un filone di ricerca e terapia relativamente nuovo è quello dei trattamenti agnostici, ossia non basati sullo specifico organo colpito dal tumore, ma piuttosto dal tipo di mutazione presente a livello molecolare nella malattia. È lo studio della molecola, del gene in sé e della proteina, una ricerca dettagliata e quasi impercettibile.

Le testimonianze

Il tumore è una malattia e come tale oltre ad alterare i meccanismi biologici del soggetto, ne pone a dura prova il livello psichico.

Un problema del genere cambia drasticamente la vita di un individuo, anche dopo la guarigione. 

L’AIRC riporta alcune testimonianze, quali possono dare forma e vita ad un’esperienza personale, difficile da toccare, se non vissuta in prima persona.  In primo luogo, è subdola, arriva di soprassalto. Vi sono stati casi in cui, ad esempio, malgrado l’attenzione alla prevenzione e alla cura di sé, si scopre di avere un’esplosione di micro-calcificazioni, per poi sottoposti a mastectomia, con rimozione del seno, per poi proseguire con la chemioterapia. Così, d’un tratto.

Mi sono vista cambiata dentro e fuori”, voce di una delle testimonianze. Privata della propria identità, anche a causa dell’alopecia. Una catena di eventi statica ma mutevole da un momento all’altro, come può non stravolgere la vita?

Eppure, si può guarire: “All’inizio piangevo, rivolevo la mia vita di prima. Ora ripenso tutti i giorni a ciò che mi è successo, consapevole degli aspetti positivi”.  “Da quando ho affrontato il tumore, infatti ho rivisto e ridimensionato le mie priorità e sono meno concentrata su me stessa”.

Cancro: dalla malattia alla rinascita

Effettivamente una società come la nostra ha soffocato non poco il senso di gratitudine alla vita ed è assurdo come un’esperienza negativa possa essere, probabilmente, uno dei pochi mezzi per riscoprirla e ritornare all’essenza prima. Quelle voci hanno riscoperto la fiducia nella ricerca scientifica, medica se non nel potere della stessa che permette la sopravvivenza. Hanno toccato con mano il proprio ego frantumato, rischiando di perderlo. Un po’ come se fosse una visione schopenhaueriana , la malattia possiede questo duplice potere, portando il soggetto a guardare dall’alto tutto ciò che c’è di effimero, come se ormai fosse elevato, superiore, quasi immortale. Porta ad una consapevolezza che è conseguenza di una percezione interiore ed esteriore diversa. Riflette sul paziente una luce differente, che sa di autenticità, del sì alla vita, ma soprattutto di vittoria.

Claudia Coccia 

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