Violenza ostetrica, abuso stigmatizzato e nascosto che colpisce le donne a livello fisico e mentale nel corso della gravidanza o del parto
Per “violenza ostetrica” si intende una serie di comportamenti sbagliati o abusi da parte dei medici nei confronti delle donne sia nel corso della gravidanza che del parto.
Tra questi: somministrazione di farmaci senza consenso, ogni tipo di violazione verso le scelte che riguardano la salute della donna e talvolta del bambino, ricorso a procedure dolorose, l’abuso fisico, verbale e psicologico.
L’evento del parto
L’evento del parto dovrebbe rappresentare per la donna il momento più emozionante della vita, un’esplosione di gioia. Ma, molto spesso, questo viene vissuto come un momento buio e traumatico: un incubo.
La donna si affida completamente ai medici di competenza, in particolar modo ginecologi e ostetriche. Il loro compito è quello di attenersi a specifiche regole al fine di rendere meno doloroso possibile il parto e sostenere la futura mamma. Sempre più frequentemente ciò non accade.
Indicazioni necessarie
L’ OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) ha introdotto una serie di indicazioni alle quali i medici dovrebbero attenersi in sala parto, tra cui:
–assistenza durante e dopo la gravidanza (parto e post partum);
–somministrazione di farmaci consensuali;
–lasciare il bambino accanto alla mamma appena dopo il parto.
Insomma, una serie di accortezze non soltanto mediche, ma soprattutto empatiche che ogni donna ha il diritto di ricevere.
Una scarsa attenzione e mancanza di tali doveri può indurre la mamma a sentirsi non soltanto poco tutelata dal punto di vista sanitario, ma inadeguata nei confronti del proprio bambino.
Per esempio, l ’attaccamento al seno, appena dopo il parto, è un momento fondamentale e qualsiasi atteggiamento non corretto può essere dannoso per legame mamma-figlio.
La situazione in Italia
Nel nostro Paese la violenza ostetrica rappresenta ancora un tabù e le donne che denunciano sono davvero poche, nonostante ci siano più vittime di quanto pensiamo, o meglio, più vittime di quanto ci viene raccontato.
In Italia la stima delle donne che non sono state tutelate ha raggiunto negli ultimi anni il 20%. Molte di queste hanno deciso di non avere più figli, altre si sono sentite private della possibilità di avere accanto il proprio compagno durante le lunghe ore di travaglio, molte non hanno avuto il diritto di decidere se assumere o meno determinati farmaci o non sono state assistite correttamente durante l’allattamento. Queste sono solo poche delle tante violenze che una donna su cinque subisce.
Donne che si sono sentite inadeguate perché in difficoltà ad effettuare un parto naturale, private del diritto di un taglio cesareo, costrette insomma a vivere un inferno.
Ma la verità è che il parto, con tutte le sue fasi, dalle lunghe ore di travaglio alla scelta meno dolorosa e pericolosa possibile per far nascere il bambino, dovrebbe rappresentare gioia non un trauma.
Adesso “basta tacere”
Aristotele già secoli fa affermava: “Il compito dell’ostetrica è delicatissimo, esso richiede abilità e acuta intelligenza. La bravura dell’ostetrica non consiste solo nel provvedere a rimuovere sollecitamente gli ostacoli, ma nel prevenire che gli ostacoli insorgano” .
Il filosofo già sottolineava l’importanza della sensibilità da parte dei medici verso le proprie pazienti durante l’evento più importante e significativo della loro vita.
Etica, professionalità, empatia e passione dovrebbero essere gli elementi fondamentali per eseguire un buon lavoro e per assistere al meglio le pazienti che si affidano completamente ai propri medici tra paure e ansie, riponendo completa e assoluta fiducia in quelle mani e cure che ricorderanno per tutta la vita.
È importante denunciare questi episodi affinché non avvengano più e per evitare che ciò accada anche ad altre donne.
Giusy Pannone
One response
Sono lontano i tempi della ” levatrice “, l’ostetrica che aiutava le donne a partorire in casa propria. Dalle mie parti si chiamava a ” vamman “, una donna molto rispettata, sicuramente non aveva un titolo di studio appropriato, però, ha aiutato a nascere decine di bambini. Tra questi, anche io sono nato nella camera da letto dei miei genitori, levato dalla conoscitrice ed esperta signora. Il parto dell’epoca era un viaggio a buon fine, tra timori, superstizioni e tradizioni popolari. La levatrice fungeva anche da psicologa, confidente e alleata delle puerpere, sapeva ascoltare i problemi dei mariti diventati padri, era un punto di riferimento e sapeva custodire i problemi ( immagino anche gli aborti provocati ). Impartiva regole da rispettare per un igiene consona al nascituro e alla prematura mamma. La maggior parte di esse dopo pochi giorni andava a lavorare nei campi, le più fortunate lasciavano il nascituro dai nonni, sempreché non lavorassero anche loro, oppure ad un vicino, ricambiando lo scomodo della forte responsabilità ( forse nemmeno tanto sentita ), con i prodotti della campagna. Per fortuna i tempi sono cambiati, in modo forsennato, caratteristica dei nostri tempi, causando scompensi prima durante e dopo l’evento più emozionante in assoluto per una donna. Come in tutte le cose che accompagnano i nostri tempi, sembra, forse mi sbaglio, che si passi da un estremo all’altro. E’ doveroso ricordare che la gravidanza ha un costo esoso, i ginecologi incassano somme cospicue, e quel taglietto chiamato cesareo, quasi sempre imposto, sfruttando la sensibilità e il timore di perdere il figlio, essendo un intervento chirurgico ha un prezzo maggiore. E’ quasi sempre un caso, oppure i medici hanno paura di fallire ed affrontare l’ennesima denuncia, tante volte, senza l’ausilio di una compagnia di assicurazioni, che puntualmente, rifiutano l’assunzione del rischio perché il rapporto S/P ( sinistri – premi ) è altissimo? Tuttavia, abbiamo altre certezze. I tempi sono cambiati, la violenza ostetrica è un dato di fatto, occorre denunciare, mai tacere.