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“Come ti trovi a Berlino Est?”

E di colpo venne il Novembre del 1989, era in atto una trasformazione, le immagini sbiadite di un mondo con le mani strette in un braccio di ferro senza esclusione di colpi e minacce a suon di ordigni nucleari stavano cedendo il passo a un nuovo, ottimistico, frizzante e colorito quadro di popoli, nazioni e rapporti internazionali molto diversi tra loro, spesso non proprio pacifici.

Quello fu l’anno dell’ultima ora di vita di un regime tra i più crudeli ed efferati della storia: quello comunista. Questo colosso ideologico, uscito vittorioso dallo scontro contro la Germania nazista, era sopravvissuto per più di settant’anni a spese di tutti i popoli che vissero sotto il suo giogo, affogando nel sangue le manifestazioni di dissenso e, nei primi tempi dopo il secondo conflitto fino alla morte di Stalin, spedendo chiunque gli si opponesse nei famigerati gulag. Questo potente tiranno, che aveva dominato sia l’Europa che l’Asia, era appena uscito dal conflitto in Afghanistan indebolito, tanto nei mezzi quanto nella credibilità, come accadde per gli Stati Uniti dopo il Vietnam. La stessa Unione Sovietica avrebbe cessato di esistere di lì a poco, lasciando al suo posto un mosaico di nazioni indipendenti.

Il mondo, fino ad allora, era stato diviso sia idealmente che fisicamente da due poli, dalla cortina di ferro, due mondi separati potremmo dire, poco o nulla comunicanti.

Fu tuttavia una nazione, in particolare, a simboleggiare questi due mondi a sè stanti: la Germania, divisa in due stati indipendenti, e ancor più nello specifico fu il Muro di Berlino a rappresentarlo. Questa costruzione consistette, nella pratica, in un sistema di fortificazioni erette da parte del governo della Germania Est per impedire la libera circolazione delle persone verso la Germania Ovest. Dal 1961, anno della sua costruzione, furono uccisi dalle guardie di frontiera della DDR almeno 239 cittadini che cercavano di fuggire nella zona occidentale; da Ida Siekmann a Winfried Freudenberg, celebre per aver tentato la fuga su una spettacolare mongolfiera autocostruita, il cammino è insanguinato dalle vittime che cercarono una via diversa da quella comunista.

Fino al 9 Novembre 1989.

Quel giorno, in seguito all’annuncio del ministro della propaganda della DDR  Günter Schabowski riguardo l’apertura dei posti di blocco, migliaia di berlinesi si riversarono lungo il confine, mettendo di fronte al fatto compiuto le guardie di frontiera, che non poterono fare altro che assistere all’evento senza poter compiere altra azione che non fosse quella di assecondare la spontaneità della folla. 

Diversi musicisti hanno raccontato questa storia nei loro brani o hanno celebrato la fine dello status quo, come Roger Waters che, nel luglio del ’90 portò la sua creatura, The Wall, proprio a Berlino, abbattendo a fine spettacolo un gigantesco muro di polistirolo, o come i tedeschi Scorpions, che celebrarono la riunificazione delle due Germanie in Wind Of Change.

C’è stato, tuttavia, anche un movimento al contrario, comune a molti artisti dell’epoca, attuando una migrazione in senso contrario, in fuga non dal comunismo ma dallo stile di vita americano, ben descritto dal brano del recentemente scomparso Franco Battiato: Alexander Platz, la celebre piazza berlinese, famosa per la torre della televisione e per essere uno dei punti centrali della parte orientale della città. Nella situazione descritta dal maestro siciliano due amanti, molto probabilmente due artisti, decidono di andare a vivere nella parte orientale della città, ma solo uno dei due, in effetti, lo fa; i due continuano a confrontarsi attraverso lo scambio epistolare, con lei che mostra un’evidente stanchezza espressa dalle “borse sotto gli occhi” e che, con un po’ di malinconia, lascia l’Ovest camminando da sola in una fredda notte di Febbraio, accompagnata nei passi dalle note di Schubert. Potrebbe anche essere, sotto un altro punto di vista, un simbolico rimando all’ammirazione reciproca che gli abitanti di due mondi diversi provavano verso i vicini, non conoscendone, in effetti, le condizioni di vita.

Questo articolo oggi, fine Novembre 2021, a cosa serve?

Serve per non dimenticare. Serve per commemorare Franco Battiato e la compianta Milva che prestò la propria voce per Alexander Platz ma, ancor più, serve per onorare tutti coloro che, in cerca di qualcosa di più non sono stati in grado di raggiungere l’obiettivo, a tutti coloro che hanno fallito, a tutti coloro che sono stati vittime non solo del Muro, ma di un mondo rigido sulle proprie posizioni, perchè di coloro che hanno successo si parla anche fin troppo. Una dedica speciale va, tuttavia, a noi che camminiamo in questa epoca, a noi che abbiamo l’obbligo morale di cercare e costruire qualcosa di meglio, a noi che fallendo, ancora oggi, possiamo dire:

“Ich bin ein Berliner!”

Dario Del Viscio

MILVA- ALEXANDER PLATZ

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