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È ormai noto a tutti come le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, guerra purtroppo ancora in atto, stiano causando problemi e malessere in tutta Europa, ma non solo. 

L’Italia è all’ottavo posto tra le nazioni europee più dipendenti dalla Russia in materia di gas e petrolio, ma la domanda che ci sorge è questa:  è davvero indispensabile dipendere così tanto dalla Russia dal momento in cui l’Italia dispone di tutto ciò di cui abbiamo bisogno?

Si, perché l’Italia è in possesso di un giacimento di gas nel mar Mediterraneo e in quello Adriatico ma non può estrarlo; 

vi spiego il perché.

Mappa degli estrattori di gas presenti in Italia

L’Italia , come il resto d’Europa , è stata colpita dalle stesse sanzioni contro Mosca , sanzioni che per ora hanno maggiormente indebolito il settore energetico , portando il nostro Paese ad aprire una questione molto importante che vede implicata proprio l’estrazione del gas. 

Con lo scorso governo Draghi, il dibattito era aperto e si stava avviando a nuove soluzioni da prendere in considerazione per portare l’Italia ad un’autonomia energetica e alla costruzione di impianti per poter estrarre gas nel rispetto dell’ambiente e dei tesori che giacciono nel nostro mare.

GIACIMENTI PRESENTI IN ITALIA 

Il primo giacimento di gas si trova sulle coste dell’Emilia Romagna. Il presidente della società energetica Davide Tabarelli afferma che se l’Italia estraesse gas da queste coste ne ricaverebbe 3 miliardi di metri cubi all’anno , di cui 600 milioni di metri cubi soltanto sulle coste di Rimini (il cosiddetto giacimento “Giulia”). 

Oltre alle coste romagnole, un ricco giacimento di gas è presente sotto il canale di Sicilia , con un unico ostacolo : il piano Pitesai, ovvero il piano per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi che consente a 15 regioni italiane di dare il via a nuove trivellazioni in mare e a terra. 

Questo piano è ostacolato dagli ambientalisti che temono un impatto troppo pericoloso per l’ambiente , colpendo ecosistemi fragili e aree protette. 

In Italia sono 752 i pozzi d’estrazione inutilizzati e dopo una lunga costruzione e mantenimento ci chiediamo il perché debbano rimanere così, non permettendo all’Italia di sfruttare ciò che ha , sempre nel rispetto più possibile dell’ambiente e di cercare invece rifornimenti altrove, con un ultimo aumento vertiginoso delle bollette di gas e luce, sempre e soltanto a discapito della popolazione. 

Ci troviamo davvero di fronte a un problema così difficile da risolvere o a scelte politiche basate sulla convenienza? 

Non ci è dovuto saperlo, ma il dato di fatto è che se l’Italia riuscisse davvero a ricavare profitto da ciò che dispone, la maggior parte dei problemi non esisterebbe.

L’Italia fa parte dell’Unione europea e gli scambi commerciali sono giusti e leciti, ma in una situazione d’emergenza energetica come quella che ci sta colpendo perché non velocizzare i tempi affinché il nostro Paese non risulti più dipendere dalla Russia ? 

Nell’attesa attendiamo nuove dal governo, con l’auspicio che l’aumento energetico non comporti ulteriori danni. 

Giusy Pannone

One response

  1. Quanti cittadini ricordano il referendum del 17/04/2016 denominato ” Stop trivelle”. Lo stesso fu proposto da associazioni ambientaliste ed ebbe ad oggetto l’abrogazione delle disposizioni con cui le concessioni degli idrocarburi, entro 12 miglia dalla costa era stato esteso fino all’esaurimento della vita dei giacimenti. All’epoca l’Italia pullulava di ambientalisti, volevano far scomparire quegli obbrobi che si intravedono da alcune spiagge, le coste e la natura marina erano le più amate di chiunque altra nazione al mondo. Da precisare che, i giacimenti sopracitati garantiscono una produzione rispetto al consumo nazionale, inferiore al 3%.
    Il referendum non raggiunse il quorum previsto. Gli ambientalisti gridarono allo scandalo, anche chi non aveva mai innaffiato una pianta fin allora. Vero, nessuno immaginava lo scenario di oggi. Però, come si può immaginare di rimanere la natura intatta, senza nemmeno scalfirla in minima parte e non distruggerla, per attingere quel minimo che ci possa garantire l’utilizzo di materie prime per la sopravvivenza. Forse siamo un popolo con troppa puzza sotto al naso? Ma non quella del gas…….

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