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illustrazione di Ilaria Longobardi (@dallamiap.arte)

La prima volta che mi sono allontanata da casa, non avevo ancora ben capito cosa significasse.
Ero ben preparata sul carico delle mancanze che mi sarei portata dietro, quello dei miei affetti, dei
miei cari, dei miei amici di sempre. Ero al corrente di come mi sarei potuta sentire, avevo quasi
escogitato le mie “tecniche di sopravvivenza”, quelle che usiamo tutti quando andiamo via.
Tra le mille telefonate, messaggi, innumerevoli videochiamate, sapevo che sarebbe stato un
sentimento frequente la nostalgia.
Eppure avevo tralasciato un particolare.
Premettendo di non essere mai stata una grande osservatrice di paesaggi, ad oggi posso
affermare di averne capito la valenza.
Ho capito che ogni luogo parla per sé, con svariate caratteristiche e colori. Anche soltanto
passeggiando tra le vie, ne distinguiamo un profumo, che sa di casa. In particolare, intendo
soffermarmi su un pezzetto che pochi hanno a portata di mano: il mare. A volte ho la sensazione
di sentirne il profumo, altre di averne estremamente bisogno. Spesso mi sono chiesta il perchè di
questa necessità, che in alcuni momenti diventava in me così insistente da alterarne l’umore.
Qualsiasi confronto sembrava poco convincente e poco soddisfacente; eppure, sono riuscita a
concludere che è un bisogno comune.
Ma perchè?
Spinta dalla curiosità, mi sono cimentata in qualche ricerca.
Spesso sorvoliamo, siamo poco interessati alle cause, limitandoci a guardarne gli effetti.
Il comportamento delle nostro corpo è raramente effetto della casualità, nessuna magia, mentre ci
sono prove evidenti e scientifiche che rispondono ai nostri tanti perchè.
Esiste un vero e proprio bisogno psicofisico che ci spinge verso quella vasta distesa blu.
Persiste una vera e propria correlazione tra la mente e il corpo in risposta ai benefici del mare.
A livello fisico, ad esempio, ha un enorme effetto benefico sul sistema nervoso.
Inoltre, l’acqua del mare contiene bromo il quale ha proprietà calmanti, mentre il magnesio
stimola il corpo a eliminare l’acqua in eccesso.
Il sale agisce a livello dei ricettori nella pelle, poiché rimane nell’epidermide fino a quattro
settimane dopo aver fatto il bagno, motivo per cui dopo un tuffo in mare la pelle risulta nutrita e
rilassata. Ha effetti positivi sul muscolo, alleviando la tensione, mentre a livello del fegato e renale
aiuta ad espellere le tossine più velocemente.
Grazie agli ioni con carica negativa e alle particelle di sale, l’acqua di mare agisce sulle vie
respiratorie, sui bronchi e sui polmoni. Contiene iodio, il quale migliora le capacità mentali, aiuta a
regolare ormoni e la tiroide.
Insomma, è un toccasana.
Ma l’aspetto più interessante è proprio quello che riguarda la nostra mente, la quale
fisiologicamente ha la capacità di rispondere a stimoli esterni mediante recettori sensoriali e
terminazioni nervose.
Anche semplicemente un odore provoca meccanismi meravigliosi.
Le goccioline di acqua di mare che respiriamo rappresentano un vero e proprio aerosol naturale di
tante particelle.
Immaginate che ci siano numerosissime di queste, piccoli ioni assunti mediante l’olfatto e
trasmessi al cervello. Qui riescono come delle piccole chiavi a sbloccare determinate serrature o
come piccole luci capaci di illuminare ed attivare rispettivi meccanismi biologici e fisiologici.
Il risultato è il rilascio di sostanze chimiche come la dopamina, serotonina e ossitona nonché la
produzione delle endorfine, le quali influenzano, se non determinano, notevolmente il nostro
umore.
Ecco perchè è importante “circondarsi di cose belle”.
Un concetto così semplice ma più che veritiero, scientificamente provato!
E lo affermano diversi studi, tra i quali i seguenti.
Secondo le ricerche dell’Università Statale di Milano, il bioclima di spiaggia è un vero e proprio
sedativo, calmante, utile per ristabilirsi da patologie di diversa natura tra cui infarti, allergie
stagionali e nevrosi depressive.
Un’altra ricerca, durata dieci anni, dell’università di British Columbia, dopo aver analizzato gli effetti
dei colori rosso e blu su un campione di 600 persone, ha concluso che il colore associato all’acqua, da’ maggiori sensazioni di tranquillità rispetto, ad esempio, al rosso.

Alcuni hanno addirittura identificato una vera e propria “terapia del blu”, associata non solo al
mare ma anche al lago o al fiume. Passeggiare in uno spazio in cui predomina questo colore è un
vero e proprio rimedio per lo stress e cattivo umore.
Secondo quanto dimostrato da un recente studio condotto dall’istituto di Barcellona per la salute
globale e pubblicato sulla prestigiosa rivista Environmental Research, passeggiare in ampi spazi
blu e all’aperto favorisce il benessere fisico e mentale. Lo studio ha coinvolto 59 adulti che per tre
settimane hanno condotto brevi passeggiate in ambienti determinanti. Nel corso della prima
settimana, per 20 minuti al giorno hanno passeggiato in uno spazio blu, nella seconda hanno
camminato nella scena urbana di Barcellona e, infine, nel corso della terza settimana sono rimasti
a riposare. Prima, durante e dopo l’attività i partecipanti si sono sottoposti alla misurazione della
pressione cardiaca e ad un breve questionario per valutare il loro umore. E’ emerso il seguente
risultato: dopo aver camminato in uno spazio dove predomina il blu, i partecipanti hanno
riscontrato un significativo miglioramento del tono dell’umore e del benessere psicologico, così
come hanno notato una risposta cardiovascolare migliore rispetto a coloro che sono rimasti a
casa. Ciò apre nuove prospettive, come rivela l’autrice principale dello studio, Cristina Vert;
l’esposizione duratura e continua in spazi blu potrebbe avere effetti positivi sulla salute
cardiovascolare che ancora non siamo stati in grado di osservare.
Ma questa rappresenta davvero una scoperta? Non proprio
Già nell’antica Grecia se ne conoscevano gli effetti benefici. Infatti i Greci, ne videro una vera e propria medicina naturale, curando eczemi, artrite, asma e dolori alla
schiena. Fu Ippocrate a concludere che l’acqua aiutava le ferite, prevenire infezioni e dolori.
Parliamo di ben 2500 anni fa!
Eppure certi concetti non sono ancora pienamente diffusi, nè presi in considerazione per la
realizzazione di cure concrete, così come suggerisce Cristina Vert.
In conclusione, impossibile negare che il contatto con il mare susciti in noi sensazioni particolari.
Probabilmente ci riporta al contatto prenatale con il liquido amniotico (oceano primordiale
freudiano) in cui abbiamo trascorso i nostri primi attimi di vita.
Nella nostra circolazione sanguigna ci sarà, forse, un piccolo pezzettino di mare dal quale in
passato si originò la vita.
Forse è proprio per questo che il sangue è salato?
Unire scienza e mito non è poi così male. Ed effettivamente, che lo dica la scienza o meno, una
boccata d’aria al mare rappresenta un rifugio raggiunto tra una ferita e l’altra, risanata da una vera
e propria marea di sensazioni magiche.
Un vago, vaghissimo, poeta scrisse: “e naufragar m’è dolce in questo mare”. Casualità?

Claudia Coccia

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