Categories:

Storia della “Onorata Società”

In Calabria nasce e persiste una delle più ricche e potenti organizzazioni criminali: la ‘ndrangheta. Il termine deriva dal greco classico e significa “uomo valoroso”.

È considerata dalla giustizia italiana la più potente mafia italiana ad oggi. Questo è dovuto al fatto che sembra essere in grado di muoversi e replicare le sue strutture anche al di fuori della propria regione.

L’organizzazione nasce esattamene nelle gole dell’Aspromonte, il massiccio montuoso che spacca a metà la provincia di Reggio Calabria da nord a sud. Si tratta di un’organizzazione articolata in modo gerarchico e ben consolidata; ricostruita effettivamente nella sua forma solo dopo più di un secolo di indagini. La struttura, infatti, è composta in modo che i più bassi in “grado” non sappiano chi vi sia al rango superiore. Tutti però rispondono al “Consiglio di amministrazione centrale”, la cui sede è a San Luca (RC). Definita anche “la mamma

Una delle caratteristiche principali della “Onorata Società” (così come è chiamata dai suoi membri) è il vincolo di sangue di parentela naturale o acquisita che lega tra di loro gli affiliati e le varie famiglie mafiose chiamate ‘ndrine.

Le prime notizia risalgono al 1896, dove un famoso verbale dei carabinieri di Seminara attestava la prima testimonianza di un sistema delinquenziale che, appunto, oggi definiamo di tipo mafioso.

Secondo le indagini della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) nel 2022 la “Onorata Società” è composta da circa 250mila persone in tutto il mondo. Si stima che tutte le attività criminali di questa organizzazione generino un fatturato di 150miliardi di euro all’anno.

Dagli originari sequestri di persona che erano una delle attività prevalenti e redditizie (si contano più di 670 sequestri avvenuti per opera della ‘ndrangheta tra il 1968 e il 1998), oggi si è passati al narcotraffico (il porto di Gioia Tauro può essere considerato la porta d’ingresso della cocaina dal Sud America all’Europa), usura, estorsione, appalti pubblici, voto di scambio, armi.

I proventi di queste attività vengono tutti riciclati all’interno dell’economia “legale”, attraverso settori come l’edilizia e le attività industriali concentrate soprattutto al di fuori della Calabria.

La ‘ndrangheta in Emilia Romagna: il processo Aemilia

L’Emilia Romagna è una regione che appare lontana dalla Calabria sotto molti aspetti. Qui, però, già dagli anni ’80 del secolo scorso la ‘ndrangheta ha trovato un terreno fertile in cui radicarsi. Alcuni gruppi criminali provenienti da Cutro si insediano tra Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza.

A rivelare tutto ciò è stato il processo “Aemilia” del 2018 che per la prima volta ha messo nero su bianco una massiccia presenza del fenomeno ‘ndranghetista anche nel Nord Italia. In totale, i giudici hanno chiesto circa 1700anni di carcere per 240 imputati.

Le indagini hanno evidenziato come esistesse nella regione una vera e propria locale di ‘ndrangheta.

La “locale” può essere definita come una struttura di coordinamento delle varie famigli chiamate ‘ndrine. La sua nascita e fine è decretata dalla locale di San Luca, la più importante di tutta la ‘ndrangheta.

Il contesto in cui si opera è principalmente quello di attività imprenditoriali, come l’edilizia.

Gli ‘ndranghetisti, dunque, sono passati dall’essere pastori a imprenditori e per questo è fondamentale l’oblio in cui l’organizzazione si muove ancora oggi, penetrando anche negli appalti pubblici e mimetizzandosi nel contesto economico e sociale della regione.

Carmela Fusco

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *