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A pochi chilometri dal cuore pulsante di Napoli, il quartiere di Scampia e le sue Vele raccontano una storia di ambizioni urbanistiche, degrado sociale e lotta per la rinascita.

Con lo sgombero definitivo degli ultimi residenti si chiude così un capitolo lungo oltre cinquant’anni. Ma quale futuro attende questa periferia, che per troppi anni è stata sinonimo di disagio e criminalità?

La nascita delle Vele

Le Vele di Scampia nascono tra il 1962 e il 1975 su progetto dell’architetto Franz Di Salvo, con l’obiettivo di offrire una soluzione abitativa moderna per le classi popolari.

Ispirato alle teorie innovative di Le Corbusier, Di Salvo immaginava edifici che, con i loro ballatoi e spazi comuni, avrebbero ricreato la vivacità dei vicoli napoletani, favorendo relazioni sociali tra gli abitanti. Le sette strutture triangolari, alte 45 metri e capaci di ospitare circa 6.500 persone, dovevano rappresentare un simbolo di progresso in un’area in rapida espansione.

Tuttavia, la realtà si rivelò molto diversa dall’utopia progettata. La mancata realizzazione degli spazi comuni, i tagli ai finanziamenti e le modifiche al progetto originale segnarono il destino degli edifici sin dalla nascita.

Dopo il terremoto del 1980, la situazione peggiorò ulteriormente: molte famiglie sfollate occuparono abusivamente le Vele, portando a una sovrappopolazione e aggravando le condizioni di degrado.

Un’utopia fallita

Negli anni ’80, Scampia si trasformò in uno dei principali mercati della droga in Europa, con la camorra che sfruttava il contesto di emarginazione sociale per rafforzare il proprio controllo sul territorio.

Le Vele divennero presto sinonimo di criminalità, teatro di sanguinose faide tra clan e luoghi di desolazione per migliaia di famiglie intrappolate in un contesto senza prospettive.

La narrazione cinematografica e televisiva ha contribuito a cementare questa immagine: film come Gomorra e la serie omonima (ma non solo), hanno fatto delle Vele un simbolo globale di degrado urbano, rendendo Scampia una metafora della lotta contro le disuguaglianze e il potere delle mafie.

Le Vele di Scampia: dall’abbattimento al progetto di rinascita

Le prime risposte istituzionali arrivarono solo negli anni ’90, con l’inizio delle demolizioni. Tra il 1997 e il 2003 furono abbattute tre delle sette Vele (F, G, H), mentre le restanti presero nomi cromatici: Verde, Gialla, Rossa e Celeste. La Vela Verde è stata demolita nel 2020, lasciando in piedi solo le ultime tre.

Il crollo di un ballatoio nella Vela Celeste, avvenuto nel luglio 2024 e costato la vita a tre persone, ha segnato una svolta decisiva. L’evento ha spinto il Comune di Napoli a ordinare lo sgombero immediato delle Vele Rossa e Gialla, lasciando temporaneamente vuota anche la Celeste. Gli abitanti, circa mille persone, hanno ricevuto assistenza per trovare nuovi alloggi, ma il futuro rimane incerto.

Il progetto ReStart Scampia, finanziato attraverso i fondi del PNRR con un investimento complessivo di 159 milioni di euro, prevede la demolizione delle Vele Gialla e Rossa e la riqualificazione della Vela Celeste per ospitare uffici pubblici. A quest’ultima sono destinati circa 18 milioni di euro, con l’intento di preservare un simbolo della storia di Napoli senza procedere al suo abbattimento.

La riqualificazione include anche la costruzione di nuovi edifici residenziali e spazi verdi, ma i dubbi sul rispetto dei tempi e sull’efficacia del piano rimangono.

Quale sarà il futuro del quartiere?

Le Vele di Scampia, nel bene e nel male, rappresentano molto più che un complesso architettonico: sono un simbolo di una Napoli che ha sofferto, lottato e continua a cercare il suo riscatto. Per chi le ha vissute, le Vele sono state tanto una casa quanto una trappola, un luogo di comunità e di isolamento, un teatro di sogni infranti e di speranze mai del tutto spente.

Con il progetto ReStart Scampia, si guarda al futuro, ma è impossibile dimenticare il passato. Ogni mattone abbattuto porta con sé storie di famiglie, di bambini cresciuti tra quei ballatoi, di dolore, ma anche di straordinaria resilienza.

La Vela Celeste, che rimarrà in piedi come traccia tangibile di questa storia, sarà un monito per le istituzioni e un ricordo per chi ha vissuto nel quartiere.

Scampia merita una nuova vita, ma senza dimenticare ciò che è stata.

Carmela Fusco

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