Secondo l’acronimo derivato dall’espressione ‘Not in Employment, Education or Training’, i NEET rappresentano i giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Le fonti ufficiali dei dati sono rappresentate in Italia dalle rilevazioni Istat sulle Forze lavoro e in Unione europea dalle rilevazioni Eurostat. A queste si aggiungono alcuni report statistici di INAPP e ANPAL in materia di politiche attive del lavoro.
Dal 2010 l’Unione Europea ha scelto di utilizzare il tasso dei NEET come indicatore principale per rappresentare all’interno di un territorio lo “spreco” delle energie e intelligenze delle nuove generazioni. Da oltre un decennio, ricerche e report su questo target sono state numerose, lasciando in eredità un patrimonio di dati utili a inquadrare il fenomeno sul nostro territorio e a rapportarlo con quanto accade negli altri principali Paesi europei.
A caratterizzare il fenomeno nazionale dei NEET vi sono due aspetti principali: il primo è la presenza sul territorio di meno giovani rispetto agli altri Stati europei, come conseguenza del basso tasso di natalità; il secondo riguarda le difficoltà di accesso al mercato del lavoro e la scarsa valorizzazione del capitale umano nel sistema produttivo italiano (Rosina, 2020). Una duplice criticità, dunque, che ha indotto nel 2016 l’allora presidente della BCE, Mario Draghi, a parlare di “lost generation” per definire un fenomeno socio-economico che richiede un forte intervento politico.
Ma quanti sono i Neet?
I NEET in Italia nella fascia d’età 15-34 anni sono complessivamente più di 3 milioni, con una prevalenza femminile pari a 1,7 milioni. Dopo la Turchia (33,6%), il Montenegro (28,6%) e la Macedonia (27,6%), nel 2020 l’Italia è il Paese con il maggior tasso di NEET in Europa. I dati mostrano come il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni (1 su 4) non lavora, né studia, né è coinvolto in un percorso formativo. Osservando l’andamento dei dati degli ultimi dieci anni, è possibile osservare che la percentuale di NEET nel nostro Paese, dopo essere cresciuta notevolmente con l’impatto della Grande recessione (arrivando a 27,4% nel 2014), non è poi tornata sui livelli precedenti e si è inoltre ampliato il divario con la media europea.
I dati parlano chiaro. E sono enormemente spaventosi.
Inoltre, osservando i dati per fasce d’età è possibile constatare che nella fascia di età scolare (15-19 anni) i NEET italiani sono il 75% in più della media europea; nella fascia di età universitaria (20-24 anni) i NEET italiani sono il 70% in più della media europea; la percentuale non muta per la fascia di età post-universitaria (25-34 anni).
Con riferimento alla dimensione di genere, come avviene in altri Paesi europei, anche in Italia si registra una marcata differenza a scapito delle donne. Con il crescere dell’età si osserva un progressivo sbilanciamento della quota femminile tra i NEET, che passa dal 45% della fascia d’età più giovane (15-19 anni) al 66% di quella più matura (30-34 anni).
Osservati per condizione di inoperatività, tra i 3 milioni di NEET nella fascia di età 15-34 i disoccupati, ovvero chi non ha un lavoro ma lo sta attivamente cercando, sono circa 1 milione. Gli inattivi, invece, ovvero coloro che non hanno un lavoro e non lo sta cercando o non è subito disponibile ad accettarlo, sono i restanti 2 milioni. All’interno del gruppo delle persone inattive, è possibile riscontrare una prevalenza femminile più accentuata rispetto ai disoccupati, pari al 75%
Piano Neet 2022
Secondo l’ultimo Piano Neet 2022 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, gli strumenti operativi per fronteggiare il grande problema dei Neet sono:
- il programma Garanzia Giovani che sarà potenziato, rifinanziato e migliorato. In linea con le raccomandazioni della Camera dei Deputati e del Consiglio dell’Unione Europea sul rafforzamento di Garanzia Giovani, si procederà a una revisione di questo programma, che insieme alla quantità di occupazione giovanile che si riesce a creare, tenga conto anche della sua qualità.
- L’intervento del Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL), che vede i NEET tra i beneficiari dei propri servizi e finanziamenti. GOL, così come la nuova Garanzia Giovani, si pone l’obiettivo di compiere una valutazione del soggetto e delle competenze possedute, avviare percorsi di aggiornamento e di riqualificazione laddove necessario, e procedere infine – o in contemporanea attraverso strumenti di formazione duale – all’inserimento lavorativo. L’interconnessione tra il mondo della formazione e quello del lavoro, tra realtà produttive private e soggetti pubblici, tra enti locali regionali e comunali, fa sì che un fondamentale parametro per valutare il successo di queste politiche sia la capacità di creare e valorizzare reti di collaborazione sulle tematiche dei NEET in tutte le fasi descritte in precedenza.
Un importante passo in avanti per la costruzione di queste reti è stato compiuto nella Legge di Bilancio 2022, con lo stanziamento di fondi dedicati all’istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l’Impiego (CPI). Grazie a questi fondi, si creeranno Sportelli Giovani in tutti i CPI con competenze e professionalità specifiche per accogliere i giovani NEET e gestirne le eventuali situazioni di disagio sociale e/o psicologico. In questo modo tali figure, oltre ad accogliere i giovani, potranno indirizzarli in modo più efficace verso le risorse locali più adatte alla loro situazione e potranno fare rete con gli enti pubblici e privati della formazione, con i servizi sociali e con il tessuto produttivo del territorio per far emergere ulteriormente il fenomeno NEET e avviare i giovani in percorsi di formazione o inserimento lavorativo.
Ad ogni modo, i dati rimangono in egual misura preoccupanti e la situazione si presenta molto drammatica. La strada è ancora lunga e piena di ostacoli ed è per questo che ora più che mai abbiamo un enorme bisogno di politiche del lavoro attive, che abbiano come obiettivo un vero e proprio potenziamento dei Centri per l’impiego e degli enti di formazione specializzati, allo scopo di creare un ponte tra cittadino ed ambienti lavorativi disposti ad assumere attivando, così, una grande rete in grado di rimettere in moto questo triste immobilismo estremamente dannoso per il nostro Paese.
Marta Travaglini
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