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Come si sviluppa nelle società odierne la percezione del corpo?  La percezione che un individuo moderno ha del proprio corpo, inizia e prosegue di pari passo con la nascita della società dei consumi e, per citare il noto sociologo Zygmunt Bauman, con l’instaurarsi di una società liquida e multiforme. Il passaggio da società semplici a società complesse ci ha permesso di apprendere nuove e più complicate decodificazioni della realtà che, insieme al sistema capitalista, danno vita ad una percezione corporea all’insegna del desiderio. 

L’individuo, cioè, desidera di avere o di appartenere ad un certo tipo di corpo che, nel nostro tempo, è sempre più spesso connesso ad una idea di fisicità sana, strettamente legata al fitness e alla buona alimentazione, cosa di per sé non negativa, se non va ad estendersi in una percezione estrema che miticizza e idealizza il corpo da raggiungere in maniera così morbosa ed ossessiva tanto da andare a confluire in disturbi alimentari e psicologici. 

Significato di “percezione”

Per percezione, secondo il vocabolario Treccani s’intende: «L’atto del percepire, cioè del prendere coscienza di una realtà che si considera esterna, attraverso stimoli sensoriali, analizzati e interpretati mediante processi intuitivi, psichici, intellettivi». Da ciò si desume che il percepire sia strettamente connesso ad una sfera individuale e soggettiva. Quando parliamo di percezione, quindi, non possiamo non far riferimento alla soggettività individuale, che si differenzia a seconda di una propria comprensione della realtà esterna.

La percezione che un individuo ha del suo corpo, è sì soggettiva, ma caratterizzata da visioni condivise e massificate, date dal periodo storico in cui si è inseriti, nel nostro caso, in un’epoca globalizzata. Per citare il noto intellettuale Pier Paolo Pasolini: “ogni epoca, ogni generazione, ha avuto il suo corpo e le sue trasformazioni. Ogni stagione politica ha avuto un corpo che ne incarnava l’essere, racchiudendone pregi e difetti’’.

L’idea che le forme corporee siano, di fatto, espressione del sistema di un’epoca è cruciale per la comprensione del discorso. 

La teoria di Goffman

Il corpo insieme alla sua percezione, è stato a lungo proiettato in un quadro spaziale fatto di relazioni e di simmetrie, di rapporti e di proporzioni e si è fatto spazio sempre di più un simbolo di corpo sinonimo di fragilità umana che trova nel corpo nudo il territorio di massima espressione.

A tal proposito Goffman ci ha mostrato come il lavoro di spoliazione del sé nelle istituzioni totali avvenga attraverso una serie di pratiche che mirano alla dis-identificazione:

La procedura d’ammissione può essere definita come una sorta di perdita e di acquisto, dove il punto centrale sia fissato sulla nudità fisica. La perdita implica naturalmente una spoliazione di ciò che si possiede-importante nella misura in cui le persone investono un sentimento del sé in ciò che posseggono […]. Una volta che l’internato sia spogliato di ciò che possiede, l’istituzione deve provvederne un rimpiazzamento, che tuttavia consiste in oggetti standardizzati, uniformi nel carattere ed uniformemente distribuiti (Goffman E., 1967)

Riflettendo sulle parole di Goffman, la nudità è sempre stata percepita come un’espressione corporea di fragilità e rinuncia del sé. 

Emblematica, in tal senso, l’immagine del corpo nudo, spoglio e fragile di San Francesco D’Assisi. Il corpo nudo del santo, acquisisce e trasferisce un potente segnale, quello di rinuncia e di abbandono della materialità, in cambio del legame spirituale con Dio. 

Trasponendo ora il discorso del sociologo Goffman ai corpi della società attuale, si potrebbe parlare di corpi che perdono la caratterizzazione della soggettività attraverso per esempio i vestiti.

Essi collaborano a questa spersonalizzazione, ma non esclusivamente in senso negativo e dispregiativo. A dimostrazione, la donna in carriera, che cerca di emanciparsi dalla figura della ‘’donna di casa ’’, per aspirare al potere fino a quel momento riservato ad un ruolo maschile: attraverso un corpo androgino vuole sdoganarsi dall’onere della femminilità e allo stesso tempo rassicurare l’uomo dall’invasione femminile negli ambiti tradizionalmente maschili. 

La moderna donna in carriera con capelli corti e tailleur il corpo snello e neutralizzato «dichiara fedeltà al mondo professionale maschile e rassicura i colleghi che non intende sconvolgere quella sfera con valori di femminilità né rappresentare una corrente pericolosa».

 Il corpo, viene percepito, realizzato e rimesso in continua discussione anche e soprattutto attraverso una formazione di genere ben definita. In un’epoca di grande incertezza identitaria e di cambiamento di modelli di genere, il corpo è utilizzato per scrivere la propria soggettività, definire le proprie appartenenze, oltre che comunicare il proprio disagio.  In questo senso, sesso e genere sono quindi due concetti utili a dimostrare come natura e cultura lavorino sui corpi in interazione reciproca; agire sul corpo significa allora scavalcare le categorie ascritte e superare i confini impositivi di definizione culturale.

Marta Travaglini

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