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Negli ultimi anni, la crescente diffusione di armi tra i giovani italiani, in particolare nella regione Campania, sta sollevando preoccupazioni tra le autorità e la società civile. Il fenomeno è in rapida ascesa, con un incremento significativo nel numero di minori coinvolti in episodi violenti o in possesso di armi. Questo trend rappresenta una deviazione preoccupante rispetto al passato, con riflessi inquietanti per la sicurezza pubblica e la stabilità sociale, specialmente in una regione già segnata dalla criminalità organizzata.

I dati

Secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine, la Campania, e in particolare Napoli, ha visto un preoccupante aumento dei reati legati al possesso di armi da parte dei giovani. Se, fino a qualche anno fa, il fenomeno sembrava limitato a una ristretta cerchia di delinquenti organizzati, oggi sono sempre di più i casi in cui giovani, spesso minorenni, vengono arrestati con armi da fuoco, coltelli o altri strumenti da guerra. Nel 2023, secondo il Ministero dell’Interno, sono stati sequestrati oltre 600 armi illegali nella regione, con un aumento del 25% rispetto all’anno precedente.

La Campania, storicamente teatro di una forte presenza della Camorra, è il luogo in cui l’uso di armi da fuoco è spesso legato alla gestione del potere criminale. Tuttavia, un fenomeno preoccupante è il coinvolgimento diretto dei giovani in episodi violenti. Le motivazioni alla base di questa escalation sono molteplici, ma è chiaro che le armi sono diventate un simbolo di potere, status e protezione per i giovani che si sentono vulnerabili o emarginati dalla società. In particolare, le periferie delle grandi città campane, come Napoli, Caserta e Salerno, sono i luoghi dove questo fenomeno è più radicato.

Un Confronto con il Passato

Nel passato, l’uso di armi tra i giovani in Italia era una realtà relativamente marginale, circoscritta a eventi sporadici e spesso legata al mondo della criminalità organizzata. Seppur la Camorra, la Mafia e la ‘Ndrangheta abbiano sempre avuto un ruolo predominante nel traffico e nella distribuzione di armi, questi fenomeni non erano così visibili tra la popolazione giovanile. Negli anni ’90 e nei primi anni 2000, la violenza giovanile era legata soprattutto a bande di quartiere, scontri tra bande rivali o risse.

Oggi, però, l’accesso alle armi è più facile, con una crescente presenza di fucili, pistole e altri dispositivi letali nelle mani di ragazzi sempre più giovani. Questo ha cambiato il volto della violenza nelle città italiane. Negli anni precedenti, l’arma più comune tra i giovani era il coltello, ma ora, con l’aumento delle pistole e fucili da guerra, i rischi e le conseguenze sono diventati molto più gravi.

Due episodi recenti

Il caso di Napoli: la sparatoria di Scampia (2023)

Uno degli episodi più eclatanti è quello avvenuto nella periferia di Scampia, uno dei quartieri più problematici di Napoli, nel 2023. Durante una festa di compleanno, due gruppi di giovani si sono affrontati in una sparatoria che ha coinvolto almeno quattro persone. La causa della lite, secondo le indagini, sarebbe stata legata a un debito di droga non saldato, ma la rapida escalation della violenza ha visto l’uso di armi da fuoco, alcune delle quali risultate rubate da altre organizzazioni criminali. Nonostante l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine, che hanno arrestato diversi giovani coinvolti, il caso ha messo in luce come il possesso di armi da parte di ragazzi tra i 16 e i 19 anni sia ormai una realtà quotidiana in certi quartieri della città.

Il caso di Caserta: l’agguato ai danni di un minorenne (2024)

Un altro caso emblematico è avvenuto a Caserta, dove un minorenne di 17 anni è stato gravemente ferito da un colpo di pistola durante un conflitto tra bande rivali. Il ragazzo, che secondo le indagini aveva tentato di fare da “mediatori” tra i due gruppi, è stato ferito alla gamba, ma per fortuna non ha perso la vita. L’arma utilizzata, una pistola semiautomatica, è stata successivamente rinvenuta dai carabinieri, che hanno identificato il colpevole in un giovane affiliato a un clan locale. Questo episodio ha ulteriormente alimentato la preoccupazione sulle armi in mano ai minori e sulla rapida escalation della violenza giovanile, che non sembra accennare a fermarsi.

Il caso USA: un paragone inquietante

Se il fenomeno in Italia ha radici storiche, negli Stati Uniti il possesso di armi è un fenomeno diffuso su scala nazionale e culturalmente radicato. Ogni anno, negli Stati Uniti, si registrano migliaia di episodi di violenza giovanile legati all’uso di armi da fuoco. La situazione in Italia è ancora lontana da quella degli Stati Uniti, dove la diffusione di armi è legalizzata e diffusa, ma è interessante notare alcune somiglianze. Negli Stati Uniti, giovani adolescenti spesso entrano in possesso di armi grazie alla facilità di accesso, complice la legislazione che permette la vendita di armi anche in alcuni stati senza grandi restrizioni. In Italia, invece, sebbene l’accesso alle armi sia più regolato e le leggi siano più severe, l’aumento dei traffici illeciti ha reso più facile l’approvvigionamento delle stesse.

Un altro punto in comune tra i due Paesi è la percezione della sicurezza tra i giovani. In molte città italiane, come in quelle statunitensi, i giovani, soprattutto nelle zone più disagiate, ricorrono alle armi per sentirsi protetti. Ma mentre negli Stati Uniti questo fenomeno è frequentemente alimentato dalla cultura della “auto-difesa”, in Italia la questione è spesso più legata al controllo dei territori da parte di gruppi criminali.

Esistono possibili soluzioni?

Il fenomeno del possesso e dell’uso di armi tra i giovani italiani, è una realtà preoccupante che richiede una riflessione approfondita e azioni concrete da parte delle autorità. La risposta delle istituzioni, dalle forze dell’ordine alla politica, dovrà essere tempestiva ed efficace, per evitare che questo fenomeno diventi una piaga ancora più difficile da estirpare.

Perché accade tutto questo?

L’impoverimento delle capacità metacognitive porta i giovani a difficoltà nel pensiero critico, nella connessione tra azioni e conseguenze e nella costruzione di nessi causali. Il dialogo si riduce, mentre le risposte immediate e polarizzate prevalgono. L’aumento di rabbia e disperazione si manifesta per questo motivo in comportamenti estremi, come l’utilizzo di armi, che anestetizzano o aggravano il disagio adolescenziale.

Loredana Zampano

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